Mentre lavoravamo a questo numero di Shalom Magazine dedicato al centenario della scuola ebraica di Roma “Vittorio Polacco”, ci siamo più volte imbattuti in fotografie e documenti sorprendenti. Ho avuto il privilegio di sfogliare più volte, guidata dalla Morà ed ex direttrice Milena Pavoncello, un prezioso registro che ha raccolto le dettagliate cronache dell’Istituto nei suoi primi decenni di vita, seguiti dal lungo silenzio delle persecuzioni antiebraiche. Nel registro ci sono tante vicende che scandivano il quotidiano della “Vittorio Polacco”, nelle classi, nei corridoi, la cronaca di veri e propri dibattiti sull’insegnamento e “reportage” di ciò che avveniva anche fuori dalla scuola. È interessante osservare come, seppur lontani nel tempo, molti tra questi eventi ci riguardino ancora e siano tornati argomenti di scottante attualità.
Una maestra, in una pagina del registro datata 24 marzo 1924, già lamentava che le madri si facevano sentire troppo con gli insegnanti sulle vicende che riguardavano la scuola. Non è certo la cronaca tra le più felici del registro (e ce ne sono davvero di emozionanti), ma certamente suona molto attuale, visti gli appelli quotidiani degli psicologi e dei pedagogisti che invitano oggi i genitori a fare un passo indietro e a rimanere fuori dalle classi e dalle presidenze. Visto che, come si legge adesso su un quotidiano, “non è raro che due minuti dopo avere attribuito un quattro sul registro elettronico arrivi una mail di richiesta di colloquio al docente interessato”. Sono pagine che ci fanno sorridere e riflettere, che raccontano di una scuola sempre protagonista del suo tempo nel segno dell’istruzione ebraica. A una parte di quel mondo con la rivoluzione tecnologica abbiamo dovuto rinunciare: con il registro elettronico, addio alla potenza narrativa dei racconti di cent’anni fa. Ma abbiamo in compenso, a futura memoria, la possibilità di scattare e conservare centinaia di fotografie per ogni singolo evento. E sono anche le immagini che oggi ci aiutano a ricostruire e a interpretare la scuola nel suo tempo: come la fotografia del ‘28 del principe Umberto all’inaugurazione della lapide in memoria di Vittorio Polacco, di cui era stato discepolo, o quella scattata in anni ben più lieti per gli ebrei di Roma, dell’incontro emozionante tra il Capo dello Stato Sergio Mattarella e gli alunni della scuola, oppure in un altro scatto insegnanti e bambini riuniti in cortile con le mascherine che danno prova di grande resilienza nel periodo della pandemia Covid-19. In questo numero, sommando le immagini alle cronache, vi restituiamo la storia della nostra scuola “Vittorio Polacco”, vista dalla prospettiva di chi l’ha scritta, dei protagonisti che siamo tutti noi, cresciuti tra quei banchi dai quali abbiamo osservato il mondo e ci siamo formati come individui, come cittadini e come ebrei.