Domenica 17 novembre è stata una giornata molto coinvolgente, di studio e di aggregazione. La prima parte del programma ha riguardato un convegno durante il quale una serie di esperti hanno ricostruito momenti importanti di oltre cento anni di storia dell’Oratorio Di Castro (il Tempio di via Balbo) e del contesto all’interno del quale le si sono svolte le vicende che ne hanno caratterizzato l’esistenza dal punto di vista culturale e sociale (Claudio Procaccia, La comunità ebraica di Roma e l’Oratorio Di Castro (1814-2024); Silvia Haia Antonucci, Famiglie persone e personaggi; Claudio Vercelli, La Brigata Ebraica; Sara Cava, Il Tempio di Via Balbo. L’architettura di una sinagoga). Hanno aperti i lavori i saluti del Rabbino Capo Riccardo Shemuel Di Segni, del Presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun e di Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma Capitale.
A queste attività è stata associata una mostra, curata da Sara Cava e Sergio Amedeo Terracina, divisa in due parti: la prima composta dai documenti dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”, la seconda concepita come una serie di pannelli che hanno restituito momenti di vita collettiva all’interno dell’oratorio. Il tutto è stato accompagnato da un opuscolo che ricostruisce le principali tappe della storia della sinagoga. Tutto ciò è stato molto importante per comprendere come sia nata l’idea della costruzione della sinagoga, attraverso il lascito di famiglia di Castro-Pontecorvo,
In serata una serie di importanti testimonianze hanno restituito interi spaccati della vita della nostra comunità con particolare di riferimento alle attività della sinagoga. L’evento, moderato da Dario Coen, è stato estremamente divertente e interessante. Oltre agli interventi previsti (Vito e Joseph Arbib, Mirna Dell’Ariccia, Angelo Moscati, Emanuele Di Porto e Luca Zevi) ha partecipato al dibattito anche il pubblico per raccontare aneddoti e storie personali di estremo interesse e in molti casi esilaranti. La serata è risultata estremamente “calda” e piacevole. Tutto ciò si associava molto bene ai pannelli che riportavano vari momenti di vita collettiva legati a circoncisioni, maggiori età religiose, matrimoni e alcune festività come Succot e Purim.
L’evento ha messo in evidenza la vitalità di questa parte della collettività ebraica a Roma, la quale è caratterizzata, in buona misura, da famiglie di provenienza non romana e neppure italiana, come nel caso degli ebrei arrivati tra Otto e Novecento dal Cento e dal Nord d’Italia, oppure dal secondo dopoguerra come gli askenaziti e successivamente i libici.
Come ha giustamente sottolineato Rav Roberto Della Rocca, quello di Via Balbo è un caso unico a Roma di melting pot ebraico; infatti, all’interno un unico edificio si racchiudono riti diversi (italiano, askenazita e occasionalmente sefardita). In qualche misura, ciò richiama alla mente le antiche cinque scuole (le sinagoghe del ghetto di Roma) riunite anch’esse in un unico fabbricato.
Infine, quella di domenica scorsa è stata un’occasione estremamente importante per ottenere i contatti di molti frequentatori del Tempio al fine di promuovere nuove iniziative e coinvolgerli sempre più nella vita comunitaria, con l’intento di creare reti di relazioni fondamentali per la tenuta identitaria della nostra collettività.
La giornata è stata fortemente voluta dal manig della sinagoga, Joseph Arbib, e organizzata con il supporto di Silvia Haia Antonucci, Sarah Catelani, Sara Cava, Giorgina Ciocca, Ruth Dureghello, Claudio Procaccia, Sara Sermoneta e Sergio Amedeo Terracina.
Foto: Meloni foto