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    Novara: “Quattro cretini in cerca di visibilità, e purtroppo l’hanno avuta” – Intervista a Gaia Tortora

    «Per rispetto alla comunità ebraica la fate finita di mostrare le immagini di quei quattro cretini sfilare come deportati?» lo scrive la giornalista e conduttrice Gaia Tortora in un tweet, intervenendo sulla diffusione delle immagini della manifestazione “No Green Pass” a Novara, in cui un piccolo e macabro corteo è tornato a paragonare la Shoah alle politiche anti Covid, sfilando con filo spinato e la divisa dei prigionieri dei campi di sterminio nazisti. Come già espresso da Ruth Dureghello, sempre in un tweet e poi nell’intervista di Shalom, anche secondo Tortora, i manifestanti di Novara che hanno ostentato fasulli paragoni con la Shoah, erano alla ricerca disperata di visibilità «e purtroppo l’hanno avuta», sottolinea la giornalista che abbiamo ascoltato.

     

    Cosa intende dire con il suo tweet?

     

    Ci sono delle cose che sono oggettivamente notizia, altre no. In questo caso sono solo 4 cretini che hanno offeso un’intera comunità, e non solo. Ho visto trasmissioni, immagini rimandate, su questo episodio, ma adesso basta. Ciò offende ulteriormente la comunità, e sposta l’asticella ancora più in alto. Non facciamoci prendere dal naso da queste persone.

     

    Perché secondo lei dopo tante condanne, alcuni ricorrono insistentemente ai paragoni con la Shoah?

     

    Io non riesco a spiegarmelo. Secondo me quelli che usano questi mezzi per farsi notare lo fanno per avere solo visibilità. È inconcepibile pensare che si sentano nella stessa situazione di chi è stato perseguitato e deportato, non vale neanche la pena parlarne. Io faccio informazione, e per chi fa le trasmissioni, queste cose significano mezzo punto di Share; ma io mi metto dall’altra parte, e vedere queste immagini, moltiplicate e ripetute, è una pugnalata al cuore. La risposta dell’organizzatrice del corteo, che per giustificarsi ha detto “noi ci siamo concentrati” è semplicemente ridicola, mi fa ancora più arrabbiare: lei pensa di parlare ad una platea di cretini e fessi. 

     

    La presidente Dureghello oggi ha espresso preoccupazione, sottolineando il possibile rischio di dare visibilità a questi gruppi e a questa messa a sistema di paragoni fasulli da parte di chi non ha argomentazioni per sostenere le proprie idee. Crede sia così?

     

    Assolutamente si, non sanno cosa dicono. Ripeto, erano 4 gatti. All’organizzatrice del corteo risponderei “vatti a concentrare a casa tua vestita da coniglietto”, tutto questo non ha senso. Il dissenso in democrazia lo puoi esprimere come ti pare, ma su questi temi non si scherza.

    Perché queste immagini secondo lei colpiscono così tanto l’immaginario di chi le guarda?

    Non so se colpiscono, perché nel nostro paese c’è molta assuefazione. Colpiscono noi, che facciamo informazione, e la comunità ebraica.

     

    Quale è l’antidoto per fermare queste forme di espressione?

     

    Il dialogo è sempre la cosa giusta, anche con chi la pensa diversamente da noi. Si può cercare di capire, ed interpretare le paure dell’altro, ma questa è un’altra cosa, perché chi compie gesti del genere il dialogo non lo vuole. Quando l’organizzatrice del corteo usa quel genere di argomentazioni, significa che noi che facciamo informazione ci siamo fatti usare da 4 cretini che cercavano visibilità, e purtroppo l’hanno avuta.

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