Come negli anni precedenti, anche quest’anno in occasione di Yom HaShoah, il Centro di Cultura Ebraica ha organizzato, in collaborazione con altre associazioni e assessorati, tra cui Delet – Assessorato alle Politiche Giovanili, il progetto “Zikaron BaSalon”. Tradotto in italiano “Memorie in Salotto”, questa iniziativa è nata in Israele nel 2010 e esportata in varie comunità ebraiche nel mondo, tra cui quella di Roma. L’obiettivo è commemorare la memoria della Shoah in maniera differente, rendendola più accessibile alle generazioni più giovani, in un clima più familiare e intimo come quello di un salotto.
Per questa edizione sono stati organizzati tre salotti, dove a raccontare la propria storia, ci sono stati Piero Terracina, Edith Bruck e Sami Modiano.
Lungo il racconto di Modiano: dall’espulsione da scuola per via delle leggi razziali, ai ricordi dei bombardamenti durante la guerra, fino a raccontare le atrocità che ha vissuto in prima persona nei campi di sterminio di Auschwitz – Birkenau, dove ha perso le sue persone a lui più care, il padre e la sorella Lucia. Diversi i momenti toccanti dove i presenti hanno tenuto a stento le lacrime, quando ha ricordato l’ultima volta che ha visto la sorella, che riconosceva a stento, prima che venisse mandata alle camere a gas, o la benedizione che gli diede il padre prima che venisse ucciso dai nazisti.
Tra i presenti anche la Presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello e il vicepresidente Ruben Della Rocca, che prima e dopo la toccante testimonianza di Sami Modiano, hanno ricordato con fermezza ai molti ragazzi presenti di non rimanere indifferenti quando si trovano di fronte a episodi di razzismo o di antisemitismo, manifestando il coraggio di indignarsi. Sottolineando inoltre il fatto che sia vitale che i ragazzi siano il mezzo di trasmissione della memoria, che non può rimanere scritta nei libri di storia o circoscritta in documentari e film.
Parlando con noi di Shalom, Sami Modiano si è soffermato sull’importanza di ricordare la Shoah, perché “la storia non si deve fermare, deve continuare, le cose sono successe e i ragazzi devono sapere” facendo lui stesso la sua parte, partecipando a eventi come questo dove si fa in modo che “si racconti, si parli del più e del meno come in una famiglia, per raccontare che non ci sia odio e che siamo tutti uguali e che bisogna ricordare tutte quelle persone che non hanno potuto parlare”. Una testimonianza forte ed importante quella che consegna Sami Modiano è che si è conclusa con le parole: “mi sento in dovere di parlare anche per loro, per coloro che sono stati ammazzati barbaramente senza nessuna colpa, giurando davanti a loro di non dimenticare”.