Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Vi racconto zia Carla, una vita dedicata alla memoria

    Il dolore della dipartita di mia zia Carla Di Veroli è ancora fresco, ma la voglia di raccontare ciò che lei è stata per la nostra Comunità è tanta. Una donna che, insieme a Grazia Di Veroli z”l, ha fatto della memoria la sua missione di vita. Con la sua grinta ha girato ogni luogo per portare avanti il ricordo di nostra zia Settimia Spizzichino, unica donna sopravvissuta alla retata del 16 Ottobre 1943. Zia Settimia, in numerose interviste, diceva di essere tornata per raccontare, e Carla ha continuato su questa linea dedicandole tutto il suo tempo come solo una nipote sa fare. Con la sua schiettezza e testardaggine si è sempre mossa in prima linea contro il fascismo per combattere i nuovi sostenitori di un antisemitismo ancor più subdolo e virale.

    Sono tanti i progetti da lei realizzati, come la filatelia di Settimia Spizzichino in occasione del centenario dalla sua nascita. Ciò che la rendeva più fiera, però, era l’intitolazione del Ponte Settimia Spizzichino, che collega Ostiense a Garbatella, quartiere in cui sia lei che Settimia hanno vissuto. Dietro questa celebrazione, c’è una storia che non tutti conoscono: inizialmente la scritta che accompagnava Ponte Settimia Spizzichino recitava “vittima della persecuzione nazista”, ma Carla non era d’accordo con questa definizione e fece di tutto per cambiarlo nel 2015 in “vittima della persecuzione nazifascista”, dando così al fascismo le giuste colpe e responsabilità che gli spettavano.

    Zia Carla è sempre stata una persona molto testarda, ma in realtà dietro a quella scorza burbera si nascondeva il gran cuore d’oro che aveva. Una donna capace di credere più nei giovani che negli adulti. È stata lei a prendermi per mano fin dal liceo per aiutarmi a conoscere in maniera più approfondita la storia di zia Settimia e di rimando quella della nostra famiglia. Mi ha seguita – seppur da remoto – nel mio viaggio in Israele dentro gli archivi di Yad Vashem per avere dei documenti importanti su Pacifico Spizzichino, fratello di Settimia, e quando nel mio liceo ci fu un caso di antisemitismo, si precipitò a scuola per fare un evento sulla Shoah e sul rispetto reciproco. Avevo sedici anni, mi sentivo così fiera di lei a tal punto che mi avvicinai e le dissi: “zia sei la donna che vorrei essere da grande”. Lì per lì mi sorrise, poi già dal giorno dopo mi guidò in ogni piccolo passo per realizzare progetti scolastici dedicati alla Shoah e non solo: mi portò con sé ovunque, anche a Cava de Tirreni dove Settimia era cittadina onoraria.

    Nell’aprile scorso si è tenuto l’evento online per il centenario di nascita di zia Settimia, una celebrazione tanto desiderata da Carla e che con il periodo di Covid aveva paura di non riuscire a realizzare. Durante la diretta Facebook mi ha sorpreso come solo lei riesce a fare: ha annunciato il suo passaggio di testimone. Negli ultimi tempi, mi ripeteva sempre più spesso che ero pronta per spiccare il volo da sola. Il suo desiderio era che io continuassi a tramandare il ricordo di nostra zia con tutto ciò che mi aveva insegnato lei in dodici anni: “questo non vuol dire che io non ci sarò più, anzi… ti rompo le scatole anche domani! Però devi andare da sola perché un giorno sarà così!”

    Lei non era una semplice zia, ma molto di più. Era la mia mentore, femminista incallita e antifascista fino al midollo. Ero abituata a certe sue frasi, ma mai avrei pensato che questa sua esternazione sarebbe divenuta ben presto realtà. La nostra Comunità non sarà più la stessa senza il suo supporto continuo e incondizionato dettato da vero amore verso i suoi correligionari.

    Il dolore prende il sopravvento e il mio pensiero va verso tutte quelle frasi che ancora dovevamo dirci e a tutti quelli abbracci mancati per colpa del Covid.

    Una cosa, però, è certa. Custodirò il suo ricordo gelosamente nella mia mente e nel mio cuore, ma soprattutto prendo atto di ciò che lei voleva realizzare con questo passaggio di testimone: la creazione di una rete di giovani informati, capaci di affrontare ogni forma di revisionismo storico senza paura perché l’ignoranza si sconfigge solo con la conoscenza. Grazie zia per tutto ciò che mi hai insegnato e per la fiducia che mi hai sempre dato. Che il tuo ricordo possa essere di benedizione per tutti noi… Baruch Dayan Haemet.

    CONDIVIDI SU: