Una tavola speciale apparecchiata per lo Shabbat: oltre 200 posti tra sedie e seggiolini, ognuno con le foto degli israeliani rapiti dai terroristi di Hamas il 7 ottobre scorso. È l’iniziativa spontanea della Comunità Ebraica di Roma realizzata di fronte al Tempio Maggiore per ricordare adulti e bambini ancora in ostaggio dei terroristi a due settimane dagli attentati. Il presidente Victor Fadlun ha spiegato che “al tavolo dello Shabbat le famiglie ebraiche si riuniscono per celebrare l’inclusione, l’amore e la tenerezza del calore famigliare” e questa lunghissima tavolata “serve per ricordare che circa 200 persone sono oggi ostaggio dell’inferno dei bunker di Gaza. Il nostro augurio è che questo tavolo possa essere di nuovo riempito con le persone oggi imprigionate, tra cui vi sono famiglie con bambini, tra cui anche alcuni molto piccoli” ha aggiunto Fadlun.
Passanti e turisti hanno aiutato ad apparecchiare. Tra i partecipanti anche la zia di un ragazzo di 30 anni ucciso al rave: la signora, visibilmente provata, è stata salutata dal presidente Fadlun e ha ricordato il ragazzo che “amava divertirsi e amava la vita. Voleva solo divertirsi come tanti altri giovani. Sono devastata. La mia intera famiglia ha il cuore spezzato. È così difficile. Non abbiamo parole per la tragedia. Stare qui, nel quartiere ebraico aggiunge ancora più significato a ciò che gli ebrei hanno dovuto affrontare per migliaia di anni. Pensavamo che Israele fosse un posto sicuro, ma vedere i video di Hamas che assassina le persone, inclusi i neonati, è orribile. Mio nipote era un giovane bellissimo, sempre felice, simpatico ed intelligente. Aveva un cuore d’oro e amava aiutare gli altri. Era il ragazzo più dolce che abbia mai conosciuto”.
La stessa iniziativa è stata promossa in altre città del mondo, tra cui Tel Aviv.
Vi sono state anche altre manifestazioni di solidarietà per le persone rapite. Tra queste, è stata di particolare effetto quella organizzata dalla Tel Aviv University: sulle 1000 sedute dell’Auditorium Smolarz sono state disposte le fotografie di persone uccise o rapite.