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    Tra sport e vita – Il ricordo di Amedeo Teddy Marino, “il grande leader” del Maccabi Italia Pallavolo

    Amedeo Marino, detto Teddy, è stato uno dei pilastri del Maccabi Italia Pallavolo. La sua dipartita lascia un vuoto non solo tra famiglia ed amici, ma anche tra le “sue allieve”, che hanno trovato in lui la figura del maestro. Tra queste, la due volte capitano della squadra Johara Zarfati ne ha condiviso con Shalom il suo personale ricordo.

     

    «Un uomo sempre a modo, educato, che ha creduto in noi fin dal principio. Nonostante la generale attenzione al Maccabi Calcio, lui ha sempre cercato di far salire la pallavolo sullo stesso livello. La notizia della sua scomparsa ci ha lasciato senza parole”.

     

    Il desiderio di far crescere un collettivo unito, coltivandolo ogni giorno con serietà, dedizione e soprattutto spirito d’appartenenza. Nonostante le difficili condizioni e le risorse limitate, anche nei momenti più difficili non ha mai demorso dal suo obiettivo. Dopo il duro tragitto nel Campionato italiano junior, con zero vittorie al netto, non si è arreso ed ha portato la squadra a vincere l’oro nel successivo torneo “Trophy Junior” di Madrid.

     

    Oltre quella professionale, la soddisfazione più grande è stata quella di aver creato un gruppo unito e coeso di giovani appassionati allo sport. Squadra fuori e dentro al campo. «Teneva molto che avessimo tutti la stessa divisa, i capelli legati alla stessa maniera, perché era importante farci capire che tra noi non ci fossero differenze. Una volta ha organizzato ed offerto una cena con tutte noi, il gruppo era importante non solo in campo: non ho mai sentito un senso di appartenenza così grande».

     

    Amedeo lascia il ricordo di esperienze vissute all’insegna del divertimento e della competitività sportiva. Con l’insegnamento di non rinunciare mai agli obiettivi, sia sportivi che della vita. «Con lui ho imparato il concetto di Leadership, che significa essere il primo a rispettare le regole ed essere portavoce delle necessità collettive. Con lui ho capito che per farsi ascoltare bisogna sempre avere il sorriso in faccia».   

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