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    Storie ebraiche di famiglia – un evento del Museo Ebraico di Roma dedicato alla famiglia Di Segni

    Come già avvenuto per altre storiche famiglie ebraiche, anche per quella dei “Di Segni” il Museo Ebraico di Roma ha promosso un evento, in collaborazione con il Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma, per approfondirne le origini e ricostruirne la storia attraverso gli scritti e le preziose donazioni offerte all’università Israelitica di Roma. Il tutto verrà trasmesso in diretta live-streaming sulla pagina Facebook del Museo, il 29 aprile alle ore 18. A moderare l’incontro sarà Gabriella Franzone, Coordinatrice del Dipartimento, ed interverranno il Rabbino Capo, Rav Riccardo Shemuel Di Segni, la Direttrice del Museo, Olga Melasecchi, e l’Ing. Alberto Di Segni, curatore dei volumi della serie “Le storie dei Di Segni”. 

    Un cognome storico che ha segnato il corso della Comunità Ebraica romana, con Rabbini come Sabato e Michele Di Segni, e famiglie di Banchieri come quella di David Di Segni, il cui figlio Michele sposò Rosa Toscano, che apparteneva ad un’altra importante famiglia all’epoca del Ghetto. Il luogo di provenienza dei portatori di questo cognome è certamente l’omonima città sita nel sud-est di Roma, in cui alcuni ebrei stanziarono dopo la cacciata dalla Spagna cattolica nel 1492. Erano infatti di origine Sefardita, ed abitarono dapprima nella città di Segni usando cognomi rilevati dai nomi dei padri, o addirittura dei nonni, secondo la formula “Figlio di…” com’era uso fare in quell’epoca. Storicamente, i primi veri cognomi appaiono a cavallo tra il 1500 e 1600, e mentre molti erano riferiti al proprio lavoro, altrettanti lo erano alle città di provenienza, come i Di Segni che adottarono questo cognome una volta giunti a Roma al fine di distinguersi da altre famiglie che come loro arrivavano da località limitrofe. La permanenza nella città di Segni è ancora testimoniata dalla presenza di “Via della Giudea”, così chiamata perché focolaio ebraico della zona. La loro migrazione, in parte dovuta per motivi lavorativi, avvenne ufficialmente il 23 febbraio 1593, data in cui Papa Clemente VIII emanò la bolla “Caeca et obdurata”, con la quale si imponeva agli ebrei di poter risiedere solo nelle città di Roma, Ancona ed Avignone. Contrariamente però a quanto si possa pensare, i Di Segni non fanno riferimento ad un grande ed unico ramo familiare, bensì a più nuclei separati che hanno poi rilevato il nome dalla stessa città di origine. Questa tesi viene favorita anche dai registri comunitari, che indicano l’appartenenza di più nuclei dei Di Segni alle diverse Scole del Ghetto. Un tempo, infatti, stesse famiglie erano iscritte presso la medesima Scola, ed il fatto che i Di Segni non lo fossero testimonia che non avessero una radice comune, bensì fossero gruppi non correlati tra di loro: si dividevano infatti tra membri di Scola Tempio e quelli di Scola Castigliana.  l’Ing. Alberto Di Segni, che prenderà parte all’evento organizzato dal Museo, dopo un lavoro di ricerca durato numerosi anni, è riuscito a ricostruire il proprio albero genealogico, riuscendo persino a trovare collegamenti con numerose omonime famiglie non solo romane, ma di tutto il mondo. Tra i suoi ritrovamenti, anche una lettera proveniente dall’Uruguay (“Ramo di Giacomo”), che dice: “Vedo che ti sei ritirato dagli affari e che grazie a Dio hai buona posizione. Però non ci credo che stai senza far niente, perché i Di Segni lavorano anche quando dormono!”.

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