di Ruth Dureghello
Credo di interpretare il sentimento di tutta la Comunità nell’affermare che mai come quest’anno abbiamo atteso l’arrivo di Rosh Hashana con grande impazienza. Stiamo lasciando alle nostre spalle un anno terribile, in cui una pandemia globale ha colpito l’intera umanità non risparmiando ovviamente neanche la nostra Comunità.
Nel volgere lo sguardo indietro il nostro pensiero è fisso al ricordo di coloro che hanno sofferto ed a coloro che ci hanno lasciato a causa di questo virus, diverse persone, alcune troppo giovani per non essere con noi oggi. Sia il loro ricordo di benedizione.
Mesi complicati che la Comunità ha affrontato con responsabilità e coraggio. Mesi di paura e di chiusure forzate delle Scuole, dei Templi e delle attività pubbliche e private che hanno aggravato anche la situazione economica dei nostri iscritti. Nonostante tutto, la Comunità ha reagito con un sentimento di solidarietà che dà speranza. Perché se c’è una cosa che abbiamo dimostrato è che non esiste sfida per il Popolo Ebraico che non si affronti e risolva attraverso l’unità di Am Israel. Siamo forti solo quando siamo uniti.
È stato impressionante vedere come nelle settimane della pandemia siano arrivati nelle case dei più bisognosi centinaia di scatoloni pieni di cibo grazie al lavoro della Deputazione e dei Templi. Ed è stato ancora più bello vedere tantissimi volontari arrivare nelle zone più lontane di Roma per permettere a ogni ebreo di poter celebrare la festa di Pesach. Siamo una Comunità speciale, unica e di questo dobbiamo essere orgogliosi.
Da qui dobbiamo ripartire, da questo spirito ottimista perché nonostante le difficoltà sono convinta che possiamo farcela a superare anche questa sfida.
Abbiamo riaperto le Sinagoghe, il Museo Ebraico e gli uffici, ma soprattutto le Scuole Ebraiche che sono ripartite in presenza con entusiasmo e attenzione. Ed è proprio alle Scuole che vogliamo guardare come priorità perché una Comunità ebraica esiste solamente quando i bambini hanno un luogo in cui formare la propria identità ebraica. Le stesse scuole che durante la chiusura non hanno interrotto la didattica e che hanno continuato a formare giovani che saranno il futuro di questa Comunità.
Voglio ricordare la calda accoglienza riservata dai nostri ragazzi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita al Tempio Maggiore alla presenza del nostro caro Sami Modiano, nominato poco dopo dal Presidente Cavaliere di Gran Croce. Una visita emozionante che ci ha permesso di ribadire il legame saldo tra la nostra Comunità e le massime istituzioni italiane e che vediamo realizzarsi ogni giorno nella presenza costante delle Forze dell’Ordine presso le nostre Istituzioni e per le quali esprimo un grande sentimento di riconoscenza
Stiamo vivendo una pagina della Storia che imporrà grandi cambiamenti nelle nostre abitudini e nei nostri comportamenti. L’osservanza di regole a tutela della salute nostra e di chi ci sta vicino sarà condizione irrinunciabile per ciascuno di noi, ma voglio ribadire che questa crisi può diventare una grande opportunità per rinnovarci, per trovare soluzioni nuove a problemi antichi. Per reimpostare, riorganizzare e proporre modelli e comportamenti che ne favoriscano il superamento e garantiscano alla Comunità di superare le difficoltà.
Vorrei prendere ad esempio i nostri Rabbanim, che sono riusciti a garantire durante i mesi del lockdown la vicinanza morale e spirituale all’intera Comunità sfruttando ogni mezzo che la tecnologia offriva. Lezioni online e tefilot virtuali, ove possibile, per non far sentire solo nessuno. Grande è stata la difficoltà anche di adeguare alcune regole halachiche alle normative Covid, ma grazie anche a un dialogo proficuo con le istituzioni, oggi è possibile praticare una vita ebraica nel rispetto delle normative sanitarie.
In questo giorno di festa, il nostro pensiero va ai nostri fratelli e sorelle che vivono in Israele. Sono moadim diversi e difficili per loro, con un numero alto di contagi che li costringe a un secondo lockdown. Il nostro cuore e le nostre preghiere si rivolgono a loro e allo Stato d’Israele affinché finisca presto questa pandemia. Una speranza ci arriva però dagli accordi di pace firmati a Washington con Emirati Arabi e Bahrein. Oltre un anno fa ricevemmo al Tempio Maggiore i rappresentanti religiosi del Bahrein. Quello è stato un piccolo tassello di una lunga tela diplomatica che ha contribuito al successo dei giorni scorsi. Una pace per Israele è possibile.
Il 5780 è stato comunque un anno significativo. Sono venuti a mancare dei pilastri di questa Comunità come Piero Terracina, Joseph Varon e Alberto Sed, sopravvissuti all’orrore dei campi di sterminio. Ci hanno insegnato che dobbiamo tenere alta la voce contro ogni forma di antisemitismo e odio. Non abbiamo paura di fronte ai nostri nemici e continueremo nel loro ricordo a contrastare tutti coloro che ci odiano.
In conclusione vorrei poi condividere una riflessione con voi: quest’anno in molti non potranno accedere ai Bate Hakneset per i moadim per i vincoli che ci impongono numeri limitati nell’accesso alle diverse sinagoghe. A coloro che saranno all’interno a pregare con un minian, spetta la responsabilità maggiore di far giungere le preghiere anche di chi è rimasto a casa. Sentiamo il peso di questa responsabilità collettiva, di un ebreo nei confronti dell’altro. I nostri auspici e le nostre speranze sono le stesse. Una Comunità unita e forte che superi presto questo momento difficile.
“Finisca l’anno con le sue maledizioni. Cominci l’anno con le sue benedizioni.” Shana’ tova.