La festa di Purim 5784, organizzata da Chabad Lubavitch Roma, in collaborazione con il Dipartimento Educativo Giovani, ha portato gioia e tradizione nel quartiere ebraico, con le parole d’ordine “Mishtè”, “Simhá” e “Meghillá”.
Presenti alla celebrazione il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, Rav Yitzhak Hazan del movimento Chabad Lubavitch e l’assessore al Patrimonio e Politiche Abitative del Comune di Roma, Tobia Zevi.
Fin dalle prime ore del mattino, i banchetti di fronte al Tempio Maggiore di Roma erano allestiti con dolci e disegni per accogliere i bambini, le strade adornate di maschere di ogni genere, dalle divise dell’IDF ai costumi di poliziotti e cowboy.
A risuonare la musica di Joseph Anticoli, accompagnata dalle canzoni ebraiche cantate con entusiasmo da persone di tutte le età. Nonostante le sfide contro l’antisemitismo che la comunità affronta, la “Simhá”, ossia la gioia, non è mancata.
Nel cuore della piazza, il silenzio è calato improvvisamente mentre la Meghilat Esther veniva letta. Ogni parola era ascoltata attentamente, poiché per uscire dall’obbligo non bisognava perderne nemmeno una. Terminata la lettura, la musica ha ripreso a suonare: alcuni si sono diretti verso i ristoranti vicini, altri hanno aspettato gli amici per partecipare al “Mishtè”, il banchetto tradizionale.