PROBLEMI DI HALAKHÀ
CONTEMPORANEA ALLA LUCE DELLA PARASHÀ SETTIMANALE. PARASHÀ DI VEZOT HABERAKHA’
5779: EGLI (L’ETERNO) LO SEPPELLI’ (MOSHE’) NELLA VALLE. DISSE RABBI’ SIMLAI:
LA TORA’ TERMINA CON UN ATTO DI MISERICORDIA PER INSEGNARTI IL VALORE DELLA
BENIGNITA’. SI PUÒ DICHIARARE IL FALSO A FIN DI BENE?
di Rav Roberto Colombo
Domanda: una ragazza si
presentó al colloquio per un posto di lavoro come sarta in una fabbrica di
vestiti, dopo aver spedito un curriculum vitae con ottime competenze lavorative.
Al colloquio, peró, la giovane confidó all’esaminatrice di non aver mai
lavorato come sarta ma di essere disposta a studiare giorno e notte pur di
essere assunta. La ragazza orfana di entrambi i genitori, priva di abitazione e
nullatenente, piangendo disse che pensava ormai al suicidio. L’esaminatrice si
convinse della disponibilità della giovane a studiare con serietà e decise di
aiutarla anche offrendole delle lezioni ma per questo avrebbe dovuto raccontare
il falso al padrone della fabbrica, avvalorando un falso curriculum vitae.
Inoltre l’azienda avrebbe stipendiato per un certo periodo una giovane
inesperta che non aveva mai lavorato prima come cucitrice. Prima di prendere
una decisione la donna si rivolse a rav Eliashìv z”l.
Risposta: dire al datore
di lavoro che la ragazza è un’ottima sarta non è una vera bugia. La Ghemarà
(Ketubbót 62 B) narra che Kalba Savua cacció il proprio genero facendo voto di
non riprenderlo mai più nella propria casa, essendo fortemente contrario al
matrimonio tra la figlia e un ebreo ignorante, a tutti noto anche per la sua
avversione ai Maestri. 24 anni dopo Kalba Savua si rivolse a Rabbì Akivà
chiedendo la possibilità di sciogliere il vecchio voto, senza sapere che il più
grande Maestro di Israele era proprio il genero da lui un tempo cacciato. Rabbì
Akivà disse: “Se quell’uomo da te allontanato fosse sapiente come me,
l’avresti mai allontanato?”. Sentita l’ovvia risposta negativa di Kalba
Savua, Rabbì Akivà disse: “il tuo voto è dunque sciolto perchè frutto di
un errore. Quell’uomo da te cacciato sono io”. I Tosafot in loco spiegano
che potenzialmente ogni persona puó diventare un grande saggio ed esperto
conoscitore di materie mai affrontate in precedenza perció definire una persona
irrimediabilmente incompetente, prima di aver dato alla stessa la possibilità
di studiare e apprendere, è un madornale errore e una grave falsità. Pertanto
il voto di Kalba Savua era giustamente da annullare. Rav Eliashìv stabilì,
dunque, che la giovane potesse essere definita un’ottima sarta anche prima di
diventarlo e per questo poteva essere assunta dall’azienda, a patto di studiare
giorno e notte l’arte della sartoria. Per quanto concerne lo stipendio che la
ragazza avrebbe ricevuto per vari mesi prima di diventare un’esperta sarta, la
giovane si sarebbe dovuta impegnare di fronte a testimoni in un Tribunale
Rabbinico a ridare in futuro il denaro offrendo all’azienda ore di lavoro
straordinario non retribuito fino alla totale restituzione dell’importo.