Si è tenuta il 2 marzo, tramite diretta Facebook, la presentazione del libro “Giulio Amati. Da uomo a numero” scritto da Andrea Di Veroli.
L’autore del libro ripercorre la vita del suo nonno materno deportato nei campi di sterminio, 3 per la precisione dove nell’ultimo trovò la morte. Fu arrestato nel febbraio del ‘44 a causa di un delatore.
Andrea Di Veroli seppur senza aver mai conosciuto suo nonno lo sentiva parte costante della sua vita. Questo libro nasce proprio dalla voglia di voler ridare un nome e una vita ad una persona ridotta al numero, come viene esplicato anche nel titolo. Come afferma Miriam Haiun, presidente del centro di cultura ebraico, si tratta di un’altra tessera che si aggiunge al mosaico della memoria collettiva su ciò che è stata la Seconda Guerra Mondiale per gli ebrei di tutto il mondo.
Tra i presenti hanno portato i loro saluti la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello e il Presidente della Fondazione “Museo della Shoah” Mario Venezia.
Ruth Dureghello, nei suoi saluti iniziali, afferma che in un momento storico in cui i nostri testimoni ci stanno lentamente abbandonando, “Andrea compie un atto necessario”. Non soltanto quello di consegnare a noi la storia e la memoria di suo nonno, ma anche di arricchirla con i sentimenti, la storia familiare e la situazione generale di quei tempi”.
Invece Mario Venezia si sofferma sul titolo “da uomo a numero” che secondo lui è anche “da numero a uomo” grazie proprio al manoscritto del nipote Di Veroli che ha ridato un‘identità a suo nonno. Quella persa in quei campi della morte”.
Sono intervenuti con l’autore delle persone che, insieme a Ruth Dureghello, hanno scritto una parte della prefazione e della postfazione di questo libro.
Daniele Ognibene, Consigliere Regionale che con il suo ruolo istituzionale si è impegnato molto per la memoria e nel libro, si è soffermato sulla battaglia culturale che bisogna sostenere per arginare i populismi e le semplificazioni storiche.
Aldo Pavia, Presidente ANED, ha spiegato le leggi razziali del 1938 e ha dato il proprio contributo per un capitolo su Buchenwald.
Giovanni Cecini, Storico italiano, si è occupato invece della postfazione dove ha ricordato ancora una volta l’importanza del libro che ridà dignità alla persona.
Alessia Salmoni ha moderato gli interventi che si sono susseguiti tra le persone presenti, riuscendo a mostrare diverse sfaccettature collegate tra loro sul libro e contesti storici e emozionali molto interessanti. Ciò che ha toccato maggiormente gli ascoltatori è stato proprio il triste destino di un uomo arrestato mentre la moglie rimane sola con tre bambine piccole in un periodo di guerra e incertezze. Sola perché oltre alla deportazione del marito, contemporaneamente anche i genitori vengono portati via. Una tragedia immane, un dolore difficile da sopportare e nel contempo la forza da trovare per andare avanti e dare sicurezza alle proprie piccole figlie.