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    ROMA EBRAICA

    Orsi di peluche nei luoghi simbolo di Roma, l’iniziativa degli studenti ebrei in ricordo degli ostaggi

    Piazza del Popolo, il Pincio, il Colosseo, l’Arco di Tito: sono solo alcuni dei monumenti e dei luoghi più significativi della Capitale in cui nelle ultime ore, sulle panchine o sui pali, sono stati posizionati giganteschi orsi di peluche con indosso una maglietta con la foto e il nome di un ostaggio. È l’iniziativa della Rete Studenti Ebrei Romani, realizzata con l’intento di invitare i passanti ad un’amara riflessione e di dare voce agli oltre cento ostaggi rapiti dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023 ancora prigionieri.
    Gli orsi di peluche, si legge nel comunicato stampa, rappresentano l’umanità e la fragilità di coloro che attendono ancora di essere liberati e rappresentano uno strumento per rendere chiaro che l’anniversario del 7 ottobre non debba essere solo una data, ma un richiamo collettivo all’azione.
    Il pensiero è soprattutto ai prigionieri più piccoli, come i fratelli Ariel e Kfir Bibas, rapiti a 4 anni il primo e 8 mesi il secondo.
    Il gesto non vuole essere solo commemorativo, ma un atto di protesta pacifica, in totale contrapposizione con le proteste violente di questi giorni, che hanno rivelato il volto di chi sostiene il cessate il fuoco senza condanne al pogrom del 7 ottobre e una parola per la liberazione degli ostaggi. Il rapimento di un numero così grande di cittadini inermi è una tragedia umana passata inspiegabilmente in secondo piano, ma che continua a pesare sulle famiglie.
    Con questa iniziativa gli organizzatori invitano a riflettere e a unirsi – affinché nessuno sia dimenticato – e a sollevarsi contro la strumentalizzazione dei luoghi di istruzione per fini politici, assumendosi le proprie responsabilità di fronte al silenzio sulle vittime e i rapiti, respingendo ogni forma di attivismo violento nelle scuole e la connivenza intellettuale di certi “cattivi maestri”. Più in generale, chiedono un sollevamento contro le proteste violente, l’oscurantismo, la difesa di regimi illiberali che ledono i diritti e la dignità umana, il fondamentalismo religioso e le infiltrazioni di matrice terroristica. “Il mondo ci guarda” conclude il comunicato, “e le famiglie degli ostaggi, per le quali ogni giorno è una battaglia contro il tempo e l’indifferenza, meritano il nostro sostegno e la nostra attenzione”.

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