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    Netanyahu visita la Comunità ebraica di Roma. Il discorso del Rabbino Capo Di Segni: “Si può sistemare qualsiasi lacerazione, e la soluzione sta già dentro la famiglia. Anche un popolo è come una grande famiglia”

    Pubblichiamo di seguito il discorso del Rabbino Capo Riccardo Di Segni durante la visita privata del Primo Ministro dello Stato d’Israele Benjamin Netanyahu presso la Comunità Ebraica di Roma:


    Signor Presidente,


    Purtroppo mentre si svolge questo evento abbiamo appreso di un attentato a Tel Aviv. Una situazione che ci dà il polso di una realtà drammatica. Siamo “Am ehad” ed è una ferita che colpisce tutti quanti.


    Per la nostra comunità è un onore accogliere, nell’edificio centrale che la rappresenta, il primo ministro dello Stato d’Israele. Dalla fondazione dello Stato ad oggi i primi ministri in visita in Italia non hanno mancato di salutare la nostra comunità, sottolineando il legame speciale che esiste tra lo Stato e gli ebrei romani e italiani, basato sulla storia e rinnovato continuamente.

    Questo shabbat leggeremo nella Torà, per una combinazione di calendario, due brani distinti. Il primo, dal libro dell’Esodo è la parashà di Ki Tissà, in cui il tema principale è il dramma del vitello d’oro e il tentativo di Moshè di ricomporre la terribile la frattura nel popolo e tra il popolo e H.

    Il secondo brano è di tutt’altra natura, parla di una vacca rossa che deve essere bruciata e le cui ceneri servono per compiere i riti purificatori per l’impurità derivata dal contatto con i cadaveri. È una prescrizione che risulta assolutamente incomprensibile, la più misteriosa della Torà. Eppure continuiamo a leggerlo e ricordarla in preparazione alla festa della libertà del popolo d’Israele, la Pasqua.

    Questi due brani insieme sono una efficace rappresentazione della complessità della condizione ebraica. Il primo ci parla della storia e della società, della mancanza di fiducia e di rispetto reciproco che portano a drammi e divisioni, del rapporto conflittuale con D stesso, del ruolo del leader che deve essere talora severo, ma che deve sempre proteggere e difendere il suo popolo. Il secondo brano apre una finestra sul tema della morte e della vita e mostra quanto sia inafferrabile l’essenza profonda della nostra religione e della nostra Torà che pure è l’anima della nostra vita e il vero cemento dell’unità d’Israele nel tempo e nello spazio.

    I nostri maestri tentarono di collegare i due brani, quando dissero: venga la madre, la vacca, la vacca rossa, e pulisca ed espii il peccato del figlio, il vitello, il vitello d’oro. In altre parole si può sistemare qualsiasi lacerazione, e la soluzione sta già dentro la famiglia, cominciando dai genitori. Anche un popolo è come una grande famiglia.

    Essere ebrei, ovunque e sempre è stato ed è difficile, il nostro è un percorso continuo in salita tra problemi esterni e problemi interni. Non è mai una condizione normale. Ma noi continueremo malgrado tutto a salire e migliorare tenendo ben presenti i messaggi che ci vengono dall’antichità e che dobbiamo tenerci cari.

    Concludo con le parole, quanto mai attuali, della preghiera che ripetiamo ogni giorno: Colui che fa la pace nelle sue altitudini, faccia la pace su di noi e su tutto Israel.



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