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    Maccabi Italia: una storia di sport, Sionismo e coraggio

    Una storia di sport, Sionismo e coraggio. Tutto racchiuso dentro ad un unico nome: Maccabi Italia. Un lungo trascorso sportivo alle spalle, con atleti che negli anni hanno attraversato i continenti per sfidarsi nelle competizioni internazionali delle “Maccabiadi”. A raccontarci la storia di questa associazione, il suo presidente Vittorio Pavoncello , che è anche Vicepresidente Onorario del Maccabi World.  “Il Maccabi Italia nasce con Massimo Della Pergola nel 1950. La prima partecipazione italiana consistente fu nel 1961 – racconta Pavoncello – con pugilato, ciclismo, scherma e molto altro. Ci fu una grande adesione da parte dei romani”.

     

    Istituito in un periodo in cui agli ebrei non era permesso partecipare alle normali competizioni sportive, il Maccabi ha sempre rappresentato “non solo lo sport – continua Pavoncello – ma anche il Sionismo e l’attività culturale: è proprio lo stato d’Israele”. Perciò quest’istituzione ha dovuto adeguarsi alle vicissitudini storiche d’Israele. L’edizione del 2001, infatti, rischiò fortemente d’essere annullata a causa della seconda Intifada che fu particolarmente violenta: vi furono attacchi nei bar, nei ristoranti, alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme ed alla discoteca Dolphinarium di Tel Aviv.

     

    A fronte dei diecimila atleti solitamente attesi, solo tremila provenienti da venti nazioni aderirono a quell’edizione. “Le autorità israeliane erano molto preoccupate e si era addirittura pensato di annullare la Maccabiade. Per la prima volta, la cerimonia d’apertura cambiò località e fu spostata al Teddy Stadium di Gerusalemme. Ci furono problemi, chi diceva di partecipare e chi no, le istituzioni ebraiche erano divise. Noi dovevamo e volevamo andarci, a tutti i costi. Cercai fondi e contributi per partecipare, anche solo con una squadra, gratuitamente. Riuscire a mettere d’accordo una decina di persone per costruire la squadra di calcio non fu semplice, perché molti diedero le dimissioni”.

     

    La partecipazione all’edizione del 2001 fu un forte segnale di coraggio, realizzato anche grazie all’impegno di Claudio Pavoncello, Roberto Di Porto (oggi Assessore allo sport CER) e Lello Mieli. “Forse fu incoscienza, forse un modo per dimostrare attaccamento ad Israele, al Sionismo, ma non andare significava avere paura. Noi dovevamo dimostrare al mondo che non avevamo paura dei terroristi. Quelli del 2001 furono tutti degli eroi”.

     

    Ecco allora che i 100 anni da poco compiuti dal Maccabi World assumono un significato importante, profondo. Non un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza da cui andare avanti, con la consapevolezza delle difficoltà del momento. “Il Maccabi è importante ed è utile – conclude Pavoncello – affinché i ragazzi possano frequentarsi e conoscersi meglio, stando in un ambito ebraico, sionista, di tradizioni ed identità. Credo sia molto importante. Lo sport ha il compito di legare una società oggi dispersiva e disgregativa”.

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