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    ROMA EBRAICA

    Analisi e prospettive del conflitto nell’esperienza di Vito Anav – L’evento del KKL

    Cosa accade in Israele, quali sono le reali dinamiche del conflitto, le prospettive, i risvolti geopolitici. Questi e tanti altri aspetti sono stati oggetto dell’analisi condivisa dal Presidente della Comunità Italiana in Israele Vito Anav in un incontro organizzato dal Keren Kayemet Leisrael.

    Vito Anav è nato a Roma e vive in Israele dal 1979. Laureato in economia all’università ebraica di Gerusalemme è stato paracadutista dell’esercito israeliano nelle due guerre del Libano e nell’operazione Piombo Fuso. Dai terribili massacri del 7 ottobre alle dinamiche più recenti, Vito Anav ha proposto un’analisi a 360° dell’operazione Spade di Ferro, rimarcando l’impegno militare richiesto da questo conflitto, che ha lasciato strascichi psicologici, economici e di altro genere nella popolazione.

    “È stata la prima volta che Israele si è trovata invasa dopo guerra d’Indipendenza – ha spiegato Anav –. Ci sono stati 253 rapiti e i corpi ritrovati hanno subito barbarie indescrivibili perpetrate dai terroristi e da civili palestinesi che si sono aggiunti al massacro. La mancanza totale di comprensione di quanto è successo è durata per giorni, settimane e in alcuni casi per mesi. Alcune famiglie hanno ricevuto la notizia che i loro figli erano tra i rapiti un mese dopo l’attacco terroristico condotto da Hamas”.

    “Nel contesto geopolitico, prima del 7 ottobre, Hamas era considerato dal governo israeliano il nemico meno preoccupante – ha aggiunto Anav nella sua analisi –. Inoltre nel 2019 Sinwar, in un’intervista rilasciata ad una giornalista italiana, aveva detto che Hamas non sarebbe stato più interessato in altre guerre”.

    Anav si è soffermato anche sul ruolo della propaganda di Hamas, che trova gran seguito in Occidente, e nella necessità di un solido sistema di controinformazione che permetta di comprendere le ragioni di Israele.

    Un capitolo a parte lo ha riservato alle attività di volontariato, che hanno visto partecipi anche numerosi ebrei di Roma che si sono recati nei kibbutz abbandonati per aiutare a salvare i raccolti.

    A suggellare la solennità dell’evento il minuto di silenzio con cui si è aperto e l’intonazione dell’Hatikwa, l’inno dello stato Israele, in conclusione.

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