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    La Liberazione di Roma e la riapertura del Tempio Maggiore

    La Liberazione di Roma fu la fine di un incubo per tutta la città ma in particolare gli ebrei perseguitati, trucidati e deportati. I nazifascisti avevano fatto il loro lavoro di carnefici, di massacratori di innocenti.

     

    Tuttavia il 4 giugno 1944 fu il primo passo verso la normalità, un cambiamento profondo che portò il 2 giugno del 1946 alla nascita della Repubblica Italiana all’interno di uno scenario geopolitico completamente diverso rispetto alla fase precedente il secondo conflitto mondiale. Già la conferenza di Jalta (4 -11 febbraio 1945) aveva stabilito la suddivisione del mondo per i decenni successivi, un nuovo precario equilibrio basato sulla paura della guerra atomica. In questo contesto, quello della ricostruzione di un Europa che aveva voglia di ricominciare, tra rimozioni e amnistie, gli ebrei di Roma ebbero la forza di riprendere il proprio cammino anche grazie a figure straordinarie come i rabbini David Prato ed Elio Toaff. Tuttavia, le ferite erano ancora aperte, si cercavano notizie sui deportati, di dare degna sepoltura agli uccisi, di trovare qualcosa da mangiare. Doveva ricominciare una comunità tradita e ferita degli altri concittadini nel 1938, dai collaboratori dallo straniero durante l’occupazione.

     

    Non ci fu giustizia per quanto accaduto ma al centro della ripresa ci fu il Beth Hakneset. Molti furono gli ebrei che combatterono nelle file degli alleati e tra i partigiani, assieme a comuni cittadini pregarono nel Tempio Maggiore di Roma il 9 giugno 1944. Un simbolo imponente, che in quel giorno rappresentò la libertà riconquistata. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che non ci fu soluzione di continuità nelle preghiere pubbliche degli ebrei di Roma grazie ad un altro grande Rav: David Panzieri. Questi aveva mantenuto aperta la sinagoga dell’Ospedale Israelitico anche durante le razzie. Oggi il Beth Hakneset è intitolato al rabbino e a Sabato Amadio Fatucci, trucidato alle Fosse Ardeatine, ma è comunemente conosciuto come il Tempio dei Giovani.

     

    Due luoghi di culto, due simboli fondamentali della continuità storica di una collettività che ha saputo resistere a tutti gli eventi negativi.

     

    Dal 4 al 9 giugno maturò un primo passo verso un futuro foriero di grandissimi cambiamenti culturali che hanno portato all’esistenza odierna di ben 18 Bathè Hakneset, rappresentazioni di un recupero straordinario dell’identità ebraica.

     

    Rimane molto da fare perché ancora tanti ebrei romani non partecipano adeguatamente alla vita collettiva ma è stato compiuto un passaggio non facilmente immaginabile all’arrivo degli alleati.

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