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    La Comunità ebraica di Roma presenta esposto contro Chef Rubio e Radio Radio

    Lo scorso 28 febbraio Radio Radio – nota emittente romana – ha deciso di ospitare in diretta radiofonica lo Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini. In circa dieci minuti di dialogo con i conduttori – Ilario Di Giovambattista, Enrico Camelio, Francesco Di Giovambattista e Federico Russo – lo Chef Rubio senza alcun contraddittorio ha, come gli capita da tempo, criticato in termini da stigmatizzare la politica dello Stato di Israele (“Non è colpa mia se Israele nella politica – non parlo degli israeliani – fa schifo al caz*o”.), ha espresso il suo sostegno alla causa palestinese e ha spiegato la sua personale visione di cosa sia stata la Shoah.

    Dieci minuti di parole in libertà fatte di pregiudizi, di accuse, di sospetti contro gli ebrei e gli israeliani iniziate con l’accusa “ai vertici filosionisti di Discovery”, di averlo allontanato dal programma televisivo perché non poteva continuare a sostenere la causa palestinese. 

    Davanti ai microfoni come opinionista, come storico e come commentatore politico, Rubio si è lanciato in una serie di affermazioni basate su luoghi comuni, fantasiose e antistoriche, tutte fatte per colpevolizzare e demonizzare una parte degli israeliani, colpevoli di avallare le politiche contro i palestinesi, e gli ebrei di avere speculato sulla Shoah. “Non c’è stato solo l’Olocausto – ha detto Rubio – ci sono stati tantissimi genocidi nel mondo ma se voi ci fate caso siamo portati a pensare solo a quello che ha colpito gli ebrei, che poi non tutti gli ebrei, perché quelli ricchi si sono venduti pure i fratelli, le sorelle, le famiglie, i vicini di casa che non potevano permettersi mazzette o vicinanze con il potere e sono andati a morire anche per questa causa, per lo Stato di Israele”.

    Il problema non sono le ossessioni che Rubio ha nei confronti degli ebrei e di Israele, quanto lo spazio pubblico concesso alle sue affermazioni antisioniste e antisemite, agli ammiccamenti, alle sordide complicità e anche a certe risatine che producono. Sono gravi e vergognose le parole di Rubio, ma non si può soprattutto tollerare la portata dell’intervento del conduttore del programma radiofonico – Ilario Di Giovambattista – che in una sorta di codivisione del tema trattato, non ha certamente preso le distanze dalle parole di Rubio sulla brutalità degli israeliani contro i palestinesi, e si è spinto nella lettura di un messaggio di un ascoltatore che evocava le arcaiche e antistoriche accuse accuse agli ‘ebrei che hanno ammazzato Gesù’.

    “E’ questo il vero problema – spiega il vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca – quello di un uso distorto e sbagliato di un mezzo di comunicazione potente e diffuso come la radio. Questo modo spregiudicato di fare informazione, senza citare le fonti, senza contraddittorio, appiattendosi solo a tesi prcostituite, alimenta e contribuisce alla diffusione dei discorsi di incitamento all’odio (hate speech), in particolare da parte di chi dopo avere invitato Rubio, non solo non ha preso le distanze dalle sue affermazioni, ma anzi le ha alimentate ricorrendo all’accusa di deicidio che in passato è stata una delle grandi cause dell’odio antisemita”. “Riteniamo che chi conduce un programma – conclude Della Rocca – dovrebbe avere ben chiara la responsabilità che ricopre, che non è solo quella di rappresentare tutte le opinioni, ma soprattutto di avere chiara la consapevolezza delle conseguenze che certe parole di odio possono avere sulla formazione delle coscienze e poi sui comportamenti. Alle parole di odio, purtroppo, spesso poi seguono infatti le azioni di odio”.

    Già nell’immediato, il programma radiofonico era stato subissato di telefonate di ascoltatori che avevano protestato, protesta ed indignazione che ha provato anche la Comunità ebraica di Roma che ha deciso di presentare un esposto alle Autorità per un intervento disciplinare dell’Ordine dei giornalisti e che verrà depositato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. “Abbiamo chiesto – ha spiegato l’avvocato Cesare Gai – se quanto accaduto nel corso del programma radiofonico configuri o meno ipotesi penalmente rilevanti, in particolare se vi sia diffamazione con l’aggravante del mezzo stampa e se si ricada nella fattispecie prevista dall’art. 604bis del c.p. che punisce la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, sulla negazione e sulla minimizzazione della Shoah”. Spetterà ora alla magistratura valutare se vi sono aspetti penalmente rilevanti.

    (Photo credit: Wikipedia)

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