Come in
passato, anche ieri a Roma la 24esima edizione della Giornata della Cultura
Ebraica si è conclusa con un’emozionante performance artistica: “Bellezza”, lo
spettacolo di danza ideato e diretto dal Maestro Mario Piazza. Messo in scena nella
suggestiva cornice del complesso monumentale di Portico d’Ottavia, a Largo 16
ottobre 1943, i ballerini hanno interpretato il concetto di bellezza in armonia
con i luoghi della memoria, i musei e i monumenti.
“Abbiamo
cercato di evocare tutte quelle sensazioni della bellezza che vengono dal
concetto di danza e le abbiamo rapportate ai luoghi che fanno pensare a quello
che c’è stato, alla storia e alla memoria – ha spiegato Piazza a Shalom. –
Partendo da questo abbiamo anche preso dei momenti fondamentali della vita
ebraica e li abbiamo trasformati in danza. Il tutto partendo da uno dei
concetti più importanti della vita ebraica: il fatto di essere uno responsabile
dell’altro, di essere insieme”. Un concetto fondamentale anche per la danza:
infatti, come ha sottolineato il coreografo romano, “nella danza ogni movimento
è legato all’altro e senza uno non c’è l’altro, ogni cosa è legata all’altra,
proprio come ogni ebreo è legato all’altro”.
Una delle
fonti di ispirazione per Mario Piazza è stata Anne Frank, di cui ha ricordato
una delle sue frasi più famose: “Cercate di rendervi conto ancora di tutta la
bellezza che avete intorno. In questo modo potete essere felici”.
Lo
spettacolo si è contraddistinto per diversi momenti performativi: nel primo è
stato esplicitato un canto in cui si parla di un arcobaleno, dove sono presenti
“tanti colori e tante anime, che insieme coesistono e creano bellezza”.
Nel secondo momento invece, sulle note Johann Pachelbel, tre danzatori segnano
nello spazio la parola “shalom”. “Interpretano quei segni come un momento
fondamentale della vita ebraica, la pace e la coesione e il fatto di
condividere insieme questo momento magnifico”. Un altro momento performativo si
esplicita nella coreografia sul Bolero di Ravel, che ha anche un riferimento a
Chagall, in cui c’è il palpito delle mani. “Il palpito è il cuore che pulsa,
come il cuore pulsante di ogni comunità ebraica”.
“Questo
cuore che continua a pulsare nonostante le difficoltà e che nonostante tutta la
nostra storia continuerà ad andare avanti, a passare di testimone in testimone”
ha aggiunto.
Mario
Piazza ha voluto porre l’accento sulla funzione di iniziative come questa, che
aiutano a contestualizzare e ad arricchire alcune conoscenze talvolta
sporadiche che si hanno dell’ebraismo. “Non è possibile leggere un libro di un
autore ebreo e non allargare questa conoscenza alla musica, attraverso la
danza, il teatro e il canto. Per questo è importante far conoscere questo
patrimonio immenso che è la cultura ebraica”.