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    L’AS Roma contro la violenza sulle donne

    Sono 84 le donne uccise dall’inizio dell’anno da partner o ex compagni, 4.416 le vittime di violenza sessuale nello stesso periodo, il 92% donne; poi ci sono migliaia di casi di stalking, maltrattamenti in famiglia, mobbing sul lavoro, casi di revenge porn.

    Questi i dati acquisiti e divulgati dalla Direzione Centrale Polizia Criminale in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma solo tre giorni fa e già da aggiornare purtroppo, con le vittime diventate 88.

    Questa mattina, animati dall’angoscia per questi tragici numeri, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, ho partecipato alla installazione di una panchina rossa simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, aderendo all’iniziativa “Amami e basta”, progetto della Associazione Sportiva Roma in sinergia con Roma Capitale. Il luogo prescelto è stato il Parco Federico Del Poggetto di Colle Parnaso, nel IX Muncipio di Roma, rappresentato dalla Presidente Titty Di Salvo. Questa operazione è stata poi replicata in altri tre municipi nel corso della giornata, per un totale di cinque panchine posate.

    Questa è una nuova dimostrazione di come l’AS Roma, attraverso lo staff guidato dal suo Director Sustainability & Community Relations Department Francesco Pastorella, non è solamente una società calcistica, ma un punto di riferimento sociale per la città, che dimostra grande sensibilità verso cause nobili come questa della lotta contro la violenza sulle donne. Per queste ragioni la Comunità Ebraica di Roma ha risposto prontamente all’invito: queste iniziative ci accomunano sul piano valoriale e rimaniamo convinti che solo attraverso l’unione tra più realtà e con un obiettivo di intenti comune si possono contrastare fenomeni odiosi come quello a cui la Giornata è dedicata.

    È necessaria una presa di coscienza collettiva; è fondamentale soprattutto uno sforzo educativo che deve partire dalle famiglie, per poi passare alle scuole, proseguire alle università e nel mondo del lavoro, affinché si comprenda che maltrattare ed esercitare violenza in nome di una supposta “superiorità di genere” è un abominio. Gli uomini protagonisti di violenze psicologiche o fisiche verso le donne devono essere messi ai margini della società e depotenziati, perché rappresentano un pericolo ed allo stesso tempo costituiscono una vergogna per il genere umano.

    Compito delle forze di polizia e del legislatore è neutralizzare e punire chi si macchia di questi reati verso la persona. Non possono esserci attenuanti o indulgenze di alcun genere verso questi soggetti, perché sono le cronache stesse a raccontarcelo.

    Troppo spesso chi è rimesso in libertà dopo aver commesso crimini a sfondo sessuale o violenza su donne reitera il reato e lo ripropone a distanza di tempo.

    Troppo spesso lo leggiamo, troppo spesso rimaniamo con l’amarezza di sapere che si poteva fare di più, si doveva fare di più e che sarebbe bastato applicare la legge senza sconti di alcun tipo per non rovinare e sconvolgere per sempre la vita delle vittime e dei loro cari.

    È un diritto chiederlo, è un dovere che venga assolta la richiesta.

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