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    L’abbraccio della Comunità di Roma ai parenti degli ostaggi e delle vittime del 7 ottobre

    Il Tempio Maggiore di Roma si è riempito come nelle
    occasioni più solenni per portare la propria solidarietà e il proprio supporto
    morale ai familiari di alcuni degli ostaggi e delle vittime dell’attacco
    terroristico del 7 ottobre in visita in Italia. Un ampio e caloroso abbraccio
    che tutto l’ebraismo italiano ha voluto dimostrare a queste persone colpite
    direttamente da una tragedia che riguarda tutto il popolo ebraico.

    Ilan Regev, padre di Itai (18) e Maya (21), rapiti
    al Nova Music Festival al Kibbutz Re’im; Chen Eshets, cugino di Evyatar, anche
    lui rapito al rave; Yuval Danzig, figlio Alex (75), rapito a casa sua a Nir Oz
    e tenuto in ostaggio a Gaza; Nadav Kipnis, di cui il padre Evyatar (65), la
    madre Lilach Kipnis (60), suo zio Avshalom Haran (66) sono stati trovati senza
    vita, mentre altri membri della famiglia sono considerati rapiti; Adar Eylon,
    sorella di Shira, assassinata da Hamas al Nova party a Re’im. Sono stati loro
    gli ospiti a cui si sono rivolti i discorsi delle istituzioni ebraiche e il pensiero
    di tutti i presenti.

    Nel corso della giornata gli israeliani avevano
    incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del
    Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, i
    presidenti delle due camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana: alle massime
    istituzioni del Paese hanno chiesto l’impegno per favorire la liberazione degli
    ostaggi, riscontrando una significativa comprensione.

    Nella serata sono sopraggiunte le emozioni, che
    hanno coinvolto tutti. Una grande bandiera di Israele appesa sul matroneo ha
    accolto la delegazione, a cui ha dato il benvenuto l’Assessore ai Rapporti
    Istituzionali della Comunità Alex Luzon, il quale ha sottolineato che «Non sono
    soli e mai lo saranno». Concetto ribadito anche da Walker Meghnagi, presidente
    della Comunità ebraica di Milano, che negli attentati ha perso una nipote:
    «Siamo un popolo e non lasceremo mai nessuno solo. Combatteremo come abbiamo
    sempre fatto per il nostro popolo. Siamo con voi in tutto e per tutto».

    Il Presidente della Comunità romana Victor Fadlun ha
    raccontato gli incontri istituzionali della giornata. «Insieme abbiamo detto:
    guardate cosa hanno fatto alle nostre famiglie» ha spiegato Fadlun: «Abbiamo
    detto alla politica che quello [del 7 ottobre] non è stato un atto politico, ma
    un attacco di odio contro gli ebrei. Un pogrom».

    Commosso, l’Ambasciatore d’Israele in Italia Alon
    Bar ha annunciato che «Non ci riposeremo finché i nostri figli non saranno
    tornati a casa!». I parenti delle vittime sono stati salutati anche dal rabbino
    capo di Roma Riccardo Di Segni e dalla presidente delle Unione delle Comunità
    Ebraiche d’Italia Noemi Di Segni che con il “cuore frantumato” per gli ostaggi
    si è domandata «chissà cosa pensano, chissà come soffrono».

    Sono state strazianti le testimonianze di Adar
    Ayalon e di Ilan Regev.

    Shira, sorella di Adar, aveva chiamato il padre
    durante l’attacco di Hamas; poi la famiglia non ha più avuto notizie. Poiché il
    cellulare di Shira è stato localizzato a Gaza, la sorella sperava che Shira
    fosse ancora viva, ma hanno poi scoperto che era stata assassinata il giorno
    stesso del rave. Il suo corpo è stato ritrovato nei boschi accanto a quello
    della sua migliore amica.

    «Sono qui per dire che ormai per Shira è tardi ma
    non è tardi per le persone ostaggio di Hamas in questo momento» ha affermato
    Adar rivolgendosi alla folla nel Tempio. Adar ha sottolineato che «Il mondo
    deve capire che il terrorismo non è soltanto un problema di Israele. Shira
    poteva essere anche vostra figlia».

    Ha emozionato e commosso il terribile racconto del
    padre di Ilan, padre di Maya e Itai, catturati al rave. Ilan ha fatto ascoltare
    la drammatica telefonata della figlia durante il rapimento: “Mi stanno
    sparando, mi stanno sparando, ci stanno uccidendo, ci stanno uccidendo, siamo
    nella macchina e non riusciamo ad uscire. Ti amiamo”.

    In conclusione, tra gli occhi lucidi dei più, il
    Rabbino Alberto Funaro e Guido Coen hanno dato la Birkat Kohanim alle famiglie,
    prima che tutto il Tempio intonasse l’Hatiqwa, ribadendo la vicinanza tra gli
    israeliani e gli ebrei italiani.


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