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    ROMA EBRAICA

    Inaugurato al Tempio Maggiore un Aron haKodesh restaurato del ’500

    Inaugurato nella navata destra del Tempio Maggiore l’Aron Ha Kodesh restaurato della Scola Siciliana datato 1586, unico nel suo genere in quanto decorato con marmi e capitelli dorati.
    Un momento emozionante vissuto alla presenza del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, del Presidente Victor Fadlun, della Soprintendente Speciale di Roma Daniela Porro, della Direttrice del Museo Ebraico di Roma Olga Melasecchi e dell’Architetto della Soprintendenza Speciale di Roma Alessandro Mascherucci.
    L’arredo è stato restaurato grazie all’iniziativa dello Shammash Gabriele Sonnino e alla generosità della famiglia di Massimiliano Sermoneta, che ha realizzato i lavori di restauro in memoria della madre Eleonora Funaro z.l.
    L’Aron è stato riportato all’originale bellezza con lavori su molteplici piani: vi è stato uno straordinario lavoro di pulitura delle superfici marmoree; il recupero del colore originale e delle decorazioni; il restauro delle ante dipinte; l’integrazione, in accordo con i rabbini, delle iscrizioni diventate illeggibili nel tempo.
    «Con gioia e ammirazione mi trovo al cospetto di questo Aron, un’opera d’arte senza tempo che mi colpisce. Un manufatto che anticipa persino la costruzione anche di questa sinagoga. Siamo grati a Massimiliano Sermoneta e alla sua famiglia per la donazione che rappresenta un legame di amore verso i nostri genitori, in quanto dedicato a sua madre Eleonora Funaro. Grazie alla soprintendenza per l’attenzione e la fiducia, grazie ai restauratori, ora attendiamo nuovi progetti» ha detto il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun.
    «Quando abbiamo accolto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in questa sinagoga ho mostrato con orgoglio questo nostro Aron siciliano da sempre presente nel nostro Tempio Maggiore. Un pezzo unico nel suo genere, arricchito da rappresentazioni nelle ante dei tesori del Tempio di Gerusalemme. Grazie a chi ha curato questo progetto con dedizione» ha aggiunto il Rabbino Capo Riccardo Di Segni.
    «Non c’è mai stata una collaborazione più stretta di quella che è in corso attualmente con la CER» ha detto la Soprintendente Speciale Daniela Porro che ha poi fatto riferimento al restauro del Tempio che sta per essere avviato ed è già finanziato con 1.3 milioni di euro, e ai lavori ancora più ambiziosi per l’ampliamento del museo sotto il giardino per 6 milioni di euro. Tutti interventi approvati e deliberati dal Ministero della Cultura in collaborazione con la CER.
    «È meraviglioso poter osservare questo restauro. – ha continuato la Soprintendente – Marmi colorati provenienti da più parti del mondo, bellissime colonne e capitelli ma soprattutto una funzione e una simbologia straordinaria che questo manufatto rappresenta per questa sinagoga. Grazie alla supervisione dell’architetto Mascherucci abbiamo sancito ancora di più la collaborazione con la Comunità Ebraica. Assieme abbiamo già fatto molto per la Sinagoga e non solo, e faremo ancora di più grazie ai numerosi progetti programmati, come l’ampliamento del Museo. Questo luogo merita un’attenzione particolare».
    L’opera, decorata con marmi e capitelli dorati, presenta al centro due ante laterali in legno di noce del 1799, data ricavabile dall’iscrizione sottostante. Le ante sono adornate con splendidi dipinti ad olio rappresentanti paesaggi e oggetti simbolicamente riconducibili al Santuario di Gerusalemme. Come ha spiegato Rav Jacov Di Segni in occasione della consegna avvenuta durante la festa di Purim, le ante interne riportano l’espressione del verso della Torah: “illumineranno, risplenderanno le sette candele della Menorah”. Sulle ante interne si riconoscono anche il pettorale del Cohen Gadol arricchito da dodici pietre preziose che rappresentavano le dodici tribù, il tavolo della presentazione dei pani che veniva apparecchiato settimanalmente nel Bet haMikdash e una ampolla in cui era conservata la manna scesa nel deserto.
    La restauratrice Giordana Mieli, che ha descritto a Shalom l’intervento realizzato: «Attraverso una meticolosa pulitura, siamo riusciti a riportare il marmo al suo colore originale. I capitelli delle due colonne e il festone ai lati delle Tavole della Legge presentavano strati di vernice oleo resinosa fortemente ossidata, che è stata rimossa, rivelando il colore dell’oro originale. Per quanto riguarda le ante dipinte ad olio, abbiamo lavorato soprattutto sul riportare i colori allo stato originale in quanto alterati, opachi e sporchi. Abbiamo, inoltre, reintegrato le lacune e per riscrivere correttamente le lettere ormai illeggibili, abbiamo consultato i rabbini».
    Questo Aron è usato abitualmente il giorno di Tishabeav, come ha spiegato Rav Alberto Funaro, sottolineando il passaggio dal lutto alla gioia, ricordando con caloroso affetto i meriti di Eleonora Funaro, come tipici del popolo ebraico.
    Massimiliano Sermoneta ha aperto commosso le ante dell’arredo, mostrando ai presenti le inaspettate e suggestive immagini dipinte sulle superfici interne. «È stata una bellissima opportunità» ha spiegato Sermoneta «perché questo posto custodisce quello che abbiamo di più sacro e l’ho associato a mia madre che ci ha lasciato i valori di essere una famiglia unita e per bene, insegnandoci anche a volerci bene. Ci è sembrata una occasione per ricordare mia madre nel modo migliore. Avere questa connessione con luogo sacro come questo associato con mia madre è un’occasione unica. Da oggi ho un segno della mia famiglia qui».

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