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    Il valore della memoria ad ottant’anni dal 16 ottobre 1943 – Intervista all’assessore Daniele Massimo Regard

    Quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani avvenuta il 16 ottobre del 1943. “Una data importante non solo per la Comunità Ebraica, ma anche per tutti i romani” come ricorda Daniele Massimo Regard, Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma, intervistato da Shalom.

     

    “Quel giorno non fu solo il ghetto a essere razziato, in tutta Roma furono arrestati ebrei. – ha aggiunto l’assessore – Il 16 ottobre non rappresenta solo una data da ricordare con cerimonie, ci siamo impegnati per raccontare le storie di chi ci ha lasciato, di chi ce l’ha fatta, la Shoah è un grande mosaico, sta a noi tentare in tutti i modi di comporre i pezzi”.

     

    Nel corso di questi ottant’anni gli ebrei romani hanno sempre ricordato questa data con grande dolore e partecipazione. Crede sia cambiato il ricordo in qualche modo?

    Purtroppo dobbiamo fare i conti con il tempo che passa inesorabile per tutti. Oggi i sopravvissuti sono sempre meno, per questo dobbiamo lavorare ogni giorno trasmettendo ai giovani il valore assoluto della memoria. Il racconto del passato è fondamentale, per questo sono molto contento che quest’anno gli studenti delle scuole di Roma possano tornare a fare il Viaggio della Memoria. Vedere con i propri occhi l’inferno ti cambia dentro, diventi anche tu un testimone. 

     

    Cosa rappresenta oggi per la Comunità questa data? 

    Oggi rappresenta un monito, dobbiamo essere sempre vigili per evitare che eventi come quello possano ricapitare. È stato uno dei momenti più bui della nostra storia, ma gli ebrei sanno rialzarsi, diventando più forti di prima. Le nostre Comunità dopo la guerra sono rinate, grazie a persone straordinarie, mi viene in mente Rav Elio Toaff che trovò la nostra Comunità in pezzi e fu capace, insieme ad altri, di costruire quello che siamo oggi. Per noi il 16 ottobre è il giorno del tradimento e dell’abbandono, della deportazione e della morte, ma oggi possiamo mostrare al mondo che nonostante quei giorni terribili, siamo vivi e abbiamo una voce forte. 

     

    Può raccontarci in sintesi le iniziative in calendario per le celebrazioni? Quali sono le più importanti?

    Abbiamo in programma tante iniziative, non ne considero una più importante di un’altra. Tutto quello che si fa per costruire una memoria condivisa, ha un valore enorme. C’è stato tanto lavoro dietro a ogni singolo evento, per questo ringrazio tutti i professionali della CER, hanno dimostrato ancora una volta di essere una vera e propria eccellenza. 

     

    Secondo lei, quale può essere l’impatto di queste iniziative sulla consapevolezza pubblica sulla Shoah e di conseguenza sull’antisemitismo? 

    L’ho detto tante volte, ma non ho paura a ribadirlo: la conoscenza è il mezzo più potente che abbiamo contro l’ignoranza, il pregiudizio, il negazionismo, l’antisemitismo. Far conoscere la nostra storia è un segnale di apertura, e una Comunità più aperta viene percepita più moderna e risultiamo meno attaccabili. Quando non si conosce è facile puntare il dito contro. Gli ebrei hanno dato un contributo fondamentale alla crescita del nostro Paese, è giusto ricordarlo. 

     

    In che modo il ricordo di questa tragedia viene preservato e trasmesso alle generazioni future? Esistono dei nuovi progetti della comunità in questo senso?

    Stiamo pianificando e siamo al lavoro intensamente nelle scuole, non solo quella ebraica. Abbiamo tante associazioni che danno da anni un contributo fondamentale quando si tratta di ricordare. La Comunità deve essere un luogo di incontro, di scambio di idee, un incubatore utile a costruire un progetto condiviso sulla memoria in cui tutti potranno dare un sostegno concreto. La Comunità è presente, certi temi per noi sono una priorità.

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