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    ROMA EBRAICA

    Il ricordo di Rubino Della Rocca in una nuova Pietra di inciampo

    Via della Reginella 19, cuore del quartiere ebraico. In questo indirizzo, al terzo piano, abitava Rubino Della Rocca, membro della comunità ebraica di Roma che il 25 novembre 1943 venne catturato, deportato ad Auschwitz e il 1° gennaio del 1945 assassinato. Oggi il suo ricordo, come quello di molti altri deportati nei Lager nazisti, è stato celebrato con la deposizione di una pietra d’inciampo collocata davanti alla sua abitazione.
    Adachiara Zevi, presidente di Arte In Memoria, l’associazione che da quindici anni si occupa della posa delle Pietre d’Inciampo (Stolperstein in tedesco, lingua madre dell’artista ideatore delle Pietre Gunter Demnig), ha ricordato che “l’importanza di queste pietre sul suolo pubblico riguarda tutti i cittadini. Nel momento in cui vengono installate diventano la memoria pubblica, non è più solo la memoria privata dei familiari dei deportati. Diventa la memoria di questa città, la storia di questa città”. La Zevi ha ricordato inoltre come debba essere dovere della municipalità tenere pulite e lucenti le pietre.

    Le memorie di Rav Vittorio Chaim Della Rocca Z”L, figlio di Rubino Della Rocca, raccolte nel libro “Chiedi a tuo padre e te lo dirà. Un rabbino di Roma si racconta”, sono state lette dal nipote Daniel Della Rocca, il più piccolo tra i discendenti di Rubino Della Rocca. Dagli estratti letti è emerso con lucidità il terribile momento del rastrellamento del Ghetto di Roma, inclusi 24 componenti della famiglia Della Rocca, i giorni che ne seguirono fino all’arresto del padre Rubino Della Rocca, la mattina del 25 novembre 1943, e il suo ultimo ricordo dopo averlo visto arrestato.
    “Sulla soglia del portone c’era un taxi, uno di allora, di quelli molto lunghi, con all’interno i sette uomini arrestati. Stavano per essere portati a Regina Coeli. Accanto al finestrino scorsi mio padre. Non potei trattenermi. Corsi verso la portiera. Mentre mi avvicinavo, incrociai il suo sguardo, mi fissò. “Tieni questo”, aggiunse. Mi porse un ombrello. Ancora oggi ne conservo il manico. Fece in tempo a lasciarmi anche il suo orologio Eberhardt, di cui andava assai fiero. Quella fu l’ultima volta che lo vidi. Non potrò mai dimenticare la tenerezza di quel viso e il modo in cui si sforzava, di fronte a me, di tenere a bada la sua paura. E quell’impermeabile bianco che indossava compare ancora, fluttuante, nei miei sogni sempre più frammentati di uomo ormai anziano”.
    Successivamente è intervenuta Liana Della Rocca, nipote più grande di Rubino.

    In conclusione Rav Roberto Della Rocca, figlio di Rav Vittorio Chaim della Rocca e nipote di Rubino, ha ricordato alle persone presenti, circa quaranta, oltre all’unicità della Shoah, l’unicità della memoria della Shoah, l’unicità della storia ebraica quale sia il valore ebraico insito nella posa di una pietra perché “Una pietra posata significa mettere qualcosa di solido, di stabile, rappresenta un ricordo perenne. Il nostro patriarca Giacobbe, viene chiamato “אֶבֶן ישראל“, “la pietra di Israele” perché vede tutti coloro che restano dentro al recinto dell’ebraismo, che restano dentro la comunità. La parola “ever”, pietra in ebraico, parola molto strana, contiene nella sua radice sia la parola padre “av” che la parola figlio, “ben”, congiungendo il padre con il figlio, congiungendo quindi le generazioni”.
    La cerimonia di posa si è conclusa con il kaddish in memoria di Rubino Della Rocca.
    Oggi, martedì 14 Gennaio, verranno posate nel Municipio VIII. A Via Matteucci 7 alle ore 10,15 in memoria di Salvatore Petronari, fucilato a Forte Bravetta; a Via De Jacobis, lotto 24, alle ore 11 in memoria di Pacifico Funaro, fucilato alle Fosse Ardeatine; in via Carletti 8, in memoria di Fiorina Spizzichino e Fiorella Anticoli, nonna e nipote deportate ad Auschwitz. Nel Municipio XII l’appuntamento è alle ore 9.30 in Piazza Donna Olimpia per la posa della pietra in ricordo di Ottavio Cirulli.

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