Il Rabbino Capo ashkenazita di Israele David Lau, nel suo viaggio per le comunità ebraiche d’Europa, ha fatto tappa a Roma, dove ieri sera ha tenuto una lezione al Tempio Maggiore. Il messaggio che ha voluto lanciare è stato chiaro: si può essere in disaccordo, ma alla fine il popolo ebraico deve rimanere unito.
Il rabbino è stato accolto dal coro della scuola ebraica Vittorio Polacco che ha cantato il salmo “Shir hama’lot. Beshuv H. Et shivat Zion Hayinu kecholmim”. Partendo da questa preghiera Rav Lau ha voluto fare una riflessione su quale sia il significato di uno Stato ebraico. “Ci sono state diverse discussioni rispetto a ciò. A volte anche con espressioni intolleranti e volgari” ha affermato.
Riconducendo la sua lezione al luogo in cui si è svolta, spiegando come proprio nella comunità di Roma, nata dopo la distruzione del Bet HaMikdash, “conseguenza dell’odio gratuito tra fratelli”, sia importante “ricordare che si può essere in disaccordo, che è bene discutere, ma non si può mai oltrepassare il principio del rispetto e del riconoscimento dell’altro”.
“Per Aman eravamo un popolo disperso e sparso, ma poi dopo tre giorni ha ricevuto una risposta rispetto a questa sua affermazione” ha proseguito ricordando la festa di Purim. “Ester domanda a Mordechai di riunire per tre giorni tutti gli ebrei per far digiuno e per pregare nonostante fosse la vigilia di Pesach. Mordechai sa che la situazione è molto critica, quindi fa qualcosa di molto particolare, proclama, come fatto incredibile, un digiuno per tre giorni: il 14, il 15 e il 16 di Nissan”.
“Il popolo ebraico era disperso e sparso in vari posti, però era unito nell’adeguarsi e adempiere a quella che era la decisione del leader del tempo, Mordechai” ha affermato Rav Lau che ha sottolineato inoltre che “ogni comunità osserva i suoi minhagim, ma nelle questioni fondamentali tutte si uniscono e si adeguano ad un comportamento, così come è avvenuto nel caso di Mordechai, che con la sua decisione in realtà smentisce Aman. Dimostra che rispetto alle cose e alle idee fondamentali tutti gli ebrei si uniscono adeguandosi ad un comportamento unico”.
“Possiamo discutere, possiamo avere opinioni differenti, Israele è uno stato democratico, ma per quanto riguarda le questioni ebraiche ci deve essere una decisione unica e irrevocabile. Nell’azione ci deve essere unità” ha aggiunto il Rabbino Capo di Israele.
Successivamente Rav Lau si è voluto soffermare su Pesach, che festeggeremo tra poco più di tre settimane. “Ci sono molte cose che facciamo durante quella sera e che sono sotto il segno del quattro: beviamo quattro coppe di vino, facciamo quattro domande, parliamo di quattro tipi di figli e anche altre cose” ha affermato. “Questo perché D. ha fatto quattro promesse prima che uscissimo dall’Egitto e sono: ‘Io vi farò uscire dal dall’Egitto, vi salverò dalla schiavitù, vi redimerò e vi porterò nella terra’. In corrispondenza di queste quattro promesse, beviamo quattro coppe di vino” ha spiegato il rabbino che ha voluto ragionare su una halachà legata ai quattro bicchieri di vino. “Per quale ragione non si può interrompere tra la terza e la quarta coppa? Le prime tre hanno a che vedere con il principio dell’uscita dall’Egitto. Mentre la quarta coppa ha a che vedere col motivo: essere il popolo di D.”
“E osservando lo Stato di Israele, possiamo dire con attenzione che il motivo per cui abbiamo questo merito è di essere il popolo ebraico. Siamo fortunati ad aver visto la realizzazione di questo sogno e di questa promessa e speriamo presto di poter vedere la realizzazione con i nostri occhi del ritorno del Signore a Gerusalemme. E in questa strada ritorneremo a confermare la semplice verità: Am Israel Chai LeOlam Vaed. Il popolo di Israele vive per sempre” ha concluso.
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Foto della galleria a cura di Ariel Nacamulli