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Un filo di luce lega le due “città eterne”, Roma e Gerusalemme: con questa espressione il Presidente israeliano Isaac Herzog, in visita istituzionale in Italia, nel suo discorso al Tempio Maggiore, ha voluto sottolineare lo stretto legame tra le due città, tra i due Paesi e tra l’ebraismo romano e Israele.
Herzog è stato accolto dalla sinagoga piena di persone che al suo arrivo hanno sventolato le bandiere di Israele. Introdotto dall’editorialista de La Repubblica Maurizio Molinari, nel suo discorso ha sottolineato il difficile momento che sta vivendo Israele dal 7 ottobre 2023 e le fasi dolorose che ancora attendono il Paese. Ha però espresso parole di grande apprezzamento per l’Italia: ha riferito di un riscontro positivo in merito agli incontri istituzionali con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la premier Giorgia Meloni, rispetto alla quale si è detto felice per l’adozione del programma per la lotta contro l’antisemitismo; ha poi evidenziato il rapporto simbiotico che lega ebrei romani e Israele. Un legame che lo riguarda da vicino, visto che, come ha ricordato lui stesso e poi il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, suo nonno Yitzhak Isaac Halevi Herzog, Rabbino Capo d’Israele, giunse a Roma nel 1946 per perorare due cause: quella dei profughi ebrei in transito per l’Italia e quella dei bambini ebrei nascosti nei conventi durante la Shoah, rimasti senza genitori e dei quali si impediva la restituzione alle organizzazioni ebraiche. A distanza di ottant’anni, il nipote che ne porta il nome ha il privilegio di essere ospitato di nuovo a Roma, nel ruolo di Presidente dello Stato del popolo ebraico, in una circostanza che dimostra soprattutto che “l’Israele eterno non mentirà”. Herzog ha quindi espresso il proprio apprezzamento “per il sostegno degli ebrei romani allo Stato di Israele e alla società israeliana, per le azioni che mettono in pratica la preziosa verità del nostro popolo: tutto Israele è garante l’uno per l’altro. Avete dimostrato che siamo un unico popolo con un unico cuore”. Ha poi ribadito “due verità assolute: il dovere supremo di riportare a casa gli ostaggi e la consapevolezza che siamo davvero davanti al male assoluto e crudele. Contro questo male, guidato dal dispotico regime iraniano, dobbiamo rimanere uniti con determinazione, fermezza e coraggio”.
Intervallati dal coro degli alunni della scuola elementare Vittorio Polacco, sono intervenuti i rappresentanti dell’ebraismo italiano.
Rav Riccardo Di Segni, ringraziando il presidente Herzog per il suo impegno attuale e passato quando era a capo dell’Agenzia ebraica, ha fatto riferimento alla figura del “nasì” citato nella parashà di Mishpatim che si legge questa settimana: un leader, una persona che guida una collettività. “Quello che preme sottolineare – ha commentato Rav Di Segni – è che oggi abbiamo il privilegio di avere un nuovo nasì, il nasì medinat Israel, […] che fa gli interessi e il bene del suo popolo, e che si comporta come è richiesto al popolo di comportarsi, in altri termini che rispetta la Torà”.
“Signor presidente – ha concluso il Rav – ci auguriamo che la sua forza e la sua saggezza siano sempre al servizio dello Stato che presiede e del popolo ebraico che a questo Stato è legato, e che sia la Torà a guidare e ispirare le sue azioni”.
Il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun ha ribadito la vicinanza, totale e incondizionata, a Israele. “Il dolore e l’amore provato dopo il 7 ottobre ci hanno forgiato, hanno aumentato la nostra consapevolezza” ha affermato. “Il dolore per le sofferenze degli ostaggi e delle loro famiglie e per i ragazzi caduti. Il nostro cuore è spezzato per le azioni orrende commesse sulla famiglia Bibas, mamma Shiri e i due piccoli, Ariel e Kfir, un neonato che aveva solo 9 mesi quando è stato rapito. Non ci sono parole per esprimere un simile abisso di malvagità. Vorremmo poter dire a Yarden che non è solo, che anche tutta la nostra Comunità è stretta al suo fianco. L’amore, poi, è amore per Israele”.
Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha riaffermato il legame indissolubile delle 21 comunità con il popolo ebraico in Israele: “Desideriamo ardentemente la sicurezza di tutti i suoi cittadini, il ritorno di tutti gli ostaggi e il ritorno alla vita ordinaria nei villaggi e nelle città del nord e del sud” ha affermato, per poi aggiungere che “Israele come stato democratico affronta molte altre sfide interne che seguiamo con attenzione e passione, perché è lo Stato ebraico in cui riconosciamo i valori della nostra morale e tradizione”.
Le relazioni felici tra l’ebraismo italiano e israeliano oltre che tra i due Paesi sono state ribadite anche dall’Ambasciatore di Israele in Italia Jonathan Peled, che si è rivolto a Herzog dicendo che “la sua presenza rafforza il legame storico tra Roma e Gerusalemme, il legame tra Israele e la comunità ebraica e le relazioni tra le nostre due nazioni”.
L’intonazione dei due inni nazionali, Il canto degli italiani e l’Hatiqwa, ha concluso solennemente la visita, mentre il pensiero di tutti si rivolgeva agli ostaggi e ai momenti complessi che attendono Israele e l’intero popolo ebraico.