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    Il monito di Pesach

    L’arrivo di Pesach in un momento così delicato della nostra storia tra la guerra in Ucraina, il terrorismo omicida in Israele ed il Covid che non ci vuole abbandonare rappresenta un monito all’essere umano per ritrovare una propria dimensione ed un rinnovato equilibrio. Lo sgombrare ogni cibo lievitato dalle nostre case, insegnano i nostri Maestri Rabanim, è una grande metafora della pulizia interiore che dobbiamo mettere in atto ed il consumo della Matza’, quel pane azzimo umile che non si gonfia, deve rappresentare una barriera a quel Hametz, quel pane lievitato che si gonfia in maniera “superba”, come capita spesso a tutti noi nel pensare che le nostre idee abbiano un primato rispetto a quelle del nostro prossimo. Non a caso in ebraico la parola “Hametz” ha una grande assonanza con la parola “Hamas”, che significa “Violenza” (ed anche qui la casualità è curiosa visto che la stessa parola indica l’organizzazione terroristica che governa Gaza e sparge sangue innocente nelle città israeliane). L’augurio che possiamo fare a tutti noi è di uscire dal nostro Egitto interiore, prendendo esempio dal nostro Maestro per eccellenza, Mose’, scelto dal Signore D-o per guidare il popolo ebraico verso la libertà ed accompagnarlo in Terra di Israele, dotato di quella umiltà e quel saper ascoltare il prossimo che era, secondo i nostri Rabanim, la sua prima qualità. Eliminare la violenza e la superbia che albergano in noi è la grande sfida che viene rinnovata in ogni Pesach e l’augurio per noi tutti è quello di riuscirci e rendere la nostra festa kasher non solo nella materialità ma anche e soprattutto nella nostra spiritualità.


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