Il suono assordante della sirena, la coralità di un popolo
che per due lunghi minuti si ferma ad ascoltarla. Anche a Roma è Yom HaShoah,
la giornata istituita nel 1959 dal parlamento israeliano per commemorare gli
ebrei vittime del genocidio nazista.
Questa mattina numerosi membri della Comunità ebraica si
sono riuniti al Portico d’Ottavia per ascoltare la sirena, che è suonata in
contemporanea con quella in Israele. Gli sguardi volti versi il basso, le mani
congiunte: è un momento fortemente suggestivo, ancor di più nel quartiere che
subì la deportazione del 16 ottobre 1943 di oltre mille ebrei verso Auschwitz.
Tra i numerosi presenti ci sono anche i bambini d’allora,
che vissero il terrore della guerra, ed i loro figli e nipoti legati dal filo
della memoria. “Un giorno particolare in cui il popolo ebraico si unisce
senza distanze e barriere per ricordare l’efferatezza e la crudeltà di ciò che
è stato” ha spiegato la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth
Dureghello. Presente alla cerimonia anche la Presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Importata in Italia nei primi anni
duemila dal Maskil Pino Arbib, la cerimonia rappresenta il ponte di connessione
fra gli ebrei di tutto il mondo.
Le commemorazioni sono iniziate già ieri sera nel Tempio
Maggiore. Dopo la preghiera serale di arvit, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni
ha recitato quella in memoria delle vittime della Shoah, seguìto poi dal canto
tradizionale di Anì Ma’Amin.
In origine proposta in concomitanza con l’anniversario della
rivolta del ghetto di Varsavia, ma poi posticipata perché coincidente con
l’inizio di Pesach, Yom HaShoah precede altre due date fondamentali per
Israele: Yom HaAzikaron, in ricordo dei caduti nelle guerre e negli attentati
terroristici, e Yom HaAtzmaut, il giorno dell’indipendenza.
La successione cronologica è il riflesso di quella storica:
l’emancipazione rappresenta il risultato del lungo processo che, già da prima
della Shoah, era stato avviato per la realizzazione dello Stato ebraico.
Passando per l’atroce sofferenza del genocidio nazista, il popolo ebraico
è riuscito a rinascere e a ritrovare la forza per raggiungere, e difendere,
l’indipendenza di Israele.
Perciò “Mai più” non è uno slogan, ma l’imperativo
morale affinché la Shoah non possa ripetersi. Nella giornata di Yom HaShoah, si
onora la memoria dei milioni di ebrei vittime del genocidio nazista, con la
promessa di difendere la libertà degli ebrei d’oggi.