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    ROMA EBRAICA

    “Il Dromedario Bianco – Storie di ebrei di Libia” di Gerard Journo in scena a Ebraica

    Il ricordo della propria infanzia a Tripoli e l’arrivo in Italia dopo la cacciata dalla Libia: i racconti autobiografici di Gerard Journo, messe per iscritto nel corso degli anni, con alcune anche pubblicate su Shalom, hanno aperto la terza serata di Ebraica – Festival Internazionale di Cultura con lo spettacolo “Il Dromedario Bianco – Storie di ebrei di Libia”, messe in scena da Ernesto D’Argenio.
    “Non ho voluto raccontare la solita storia della cacciata degli ebrei dalla Libia, ma alcune situazioni anche piacevoli, come per esempio la vita dei bambini in una città che fino a quel momento era stata molto accogliente” ha spiegato Gerard Journo a Shalom. “Quello che mi affascina e che desidero fare è trasmettere un mondo che non c’è più. Gli ebrei hanno vissuto per più di duemila anni in Libia, da dopo la distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme” ha sottolineato l’autore, evocando una storia che affonda le radici nel VI secolo avanti l’era volgare. Journo ha poi ribadito la volontà di raccontare quella “Libia che spesso e volentieri non viene raccontata, un mondo i cui particolari la rendono affascinante”.
    Ciò che comunica maggior suggestione dell’esperienza di Journo è vedere la propria vita raccontata sul palco. “Gli attori riescono ad esprimere un testo addirittura con più sentimento di chi l’ha scritto. Ed è quella la forza, l’interpretazione. Attraverso dei piccoli movimenti oppure un particolare tono di voce, tu non vedi più l’artista, ma vedi il personaggio che sta interpretando”. Un onere e un onore per Ernesto D’Argenio, che ha voluto “restituire l’emozione e la dolcezza del ricordo di quei momenti che hanno formato l’autore e il dolore del distacco che c’è stato da quella terra”. Una storia, quella degli ebrei di Libia, che l’attore conosceva, ma che raccontata attraverso gli occhi di un bambino assume tutto un altro significato. “La storia vissuta dalle persone e i loro ricordi ti restituiscono tanta emotività e questo rende universale la testimonianza” ha affermato D’Argenio.

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