Con un’Ordinanza Commissariale gli urtisti saranno gli unici commercianti su strada autorizzati a operare nell’area giubilare. Questo provvedimento rappresenta un punto di svolta per una storica categoria, che da anni lotta per il riconoscimento e la tutela della propria attività, parte integrante del tessuto culturale ebraico romano.
“Sono rasserenato per il risultato raggiunto a favore di queste famiglie e grato al sindaco Roberto Gualtieri, all’assessore Monica Lucarelli e al prefetto Lamberto Giannini per il loro senso di giustizia e il coraggio istituzionale nel rivedere provvedimenti controversi presi da precedenti amministrazioni,” dice a Shalom Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma. “Questo successo rappresenta il frutto di un anno e mezzo di intenso lavoro di dialogo e confronto tra la Comunità ebraica, il Comune e le amministrazioni locali.”
La battaglia degli urtisti ha avuto inizio nel 2014, sotto l’amministrazione dell’ex sindaco Marino, con il tentativo di ottenere il riconoscimento come attività storica. Un percorso lungo e faticoso, segnato da false promesse e rinvii. “Gli ultimi dieci anni sono stati durissimi: lavoravamo un giorno a settimana, spesso solo a San Pietro. Molti di noi hanno affrontato difficoltà insostenibili,” racconta a Shalom Moro Di Veroli, presidente della Categoria degli Urtisti.
La svolta è arrivata con l’amministrazione Gualtieri, che ha riconosciuto l’importanza culturale e storica della categoria, restituendo a quest’ultima la dignità e la possibilità di operare. “Questo è un successo straordinario e rappresenta l’inizio di un percorso per riportarli nelle storiche postazioni del centro storico,” ha affermato Fadlun. Di Veroli ha aggiunto: “Questa vittoria deve essere un punto di partenza. Ora dobbiamo lavorare con l’amministrazione per garantire condizioni eque alla categoria, valorizzando il nostro ruolo come attività storica nel tessuto romano.”
La nascita della categoria degli urtisti risale a prima dell’Ottocento, regolamentata da una bolla papale che autorizzava i commercianti di religione ebraica, confinati nel Ghetto, a esercitare questa attività. “Quella che inizialmente era stata concepita come uno sfregio” ha ricordato Di Veroli. Infatti lo Stato Pontificio diede loro il permesso di vendere rosari ai pellegrini. “Con il tempo si è trasformato in un simbolo di resilienza e storicità”.
“Questo antico mestiere è parte integrante della loro identità e del patrimonio storico della comunità ebraica; rappresentano una parte preziosa e da proteggere del nostro retaggio culturale e imprenditoriale” ha sottolineato Fadlun, per questo è “un nostro dovere difenderli e chiedere la loro tutela e valorizzazione. Riconoscendo il valore degli Urtisti, il Comune sta agendo con sensibilità e dando il giusto valore all’intera comunità ebraica”.