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    ROMA EBRAICA

    Gli alberi sefirotici: un frammento ritrovato

    Un’importante scoperta è stata rinvenuta presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma: un manoscritto che rappresenta un frammento di un albero sefirotico, risalente all’età rinascimentale. A ritrovare questo documento raro e significativo è stata Emma Abate, professoressa associata presso l’Università di Bologna ed esperta in studio della tradizione kabbalistica. In un incontro organizzato dalla Comunità Ebraica di Roma nella libreria Kiryat Sefer, la professoressa Abate ha introdotto il concetto della kabbalà e degli alberi sefirotici, per poi analizzare il frammento da lei rinvenuto. La kabbalà si sviluppò in età medievale nel tredicesimo secolo e si diffuse nella Spagna e nella Francia provenzale. Il manoscritto più antico di Kabalah che rimane è un codice copiato a Roma nel 1284. L’albero sefirotico, detto anche Ilan in ebraico, è un diagramma che rappresenta un percorso divino, il quale si articola in dieci sefirot, ovvero dimensioni. Ad ogni dimensione corrisponde un nome divino diverso ed è possibile attribuirgli anche un colore. Nella parte più alta dell’albero si trova la dimensione più importante e si scende fino a trovare in basso la rota zodiacale, in cui si vedono i pianeti e l’universo, che simboleggiano il sapere esoterico. Alcuni ilanot sono tramandati in rotoli che raggiungono le dimensioni del corpo umano. Rappresentano un processo dell’emanazione divina sulla quale il cabbalista cerca di intervenire attraverso la preghiera. Si tratta dunque di una pratica teurgica: pensando e pregando si cerca di intervenire nella dimensione divina.
    Tuttavia, nel 1542, con l’istituzione dell’Inquisizione, molti manoscritti furono sequestrati dallo Stato pontificio e molti altri andarono perduti, tra cui l’Ilan di cui è stato scoperto il frammento da parte della Professoressa Abate. In questa piccola parte del manoscritto rinvenuto si notano quattro figure alate, ovvero un angelo, un toro, un leone ed un’aquila, che rappresentano la visione che ebbe Ezechiele nell’episodio dell’apparizione delle Chaiot, belve. Questa dimensione si troverebbe nella parte inferiore dell’albero. Inoltre, al centro del frammento si nota un uomo accanto a delle porte che simboleggia il viaggio di Rabbì Akiva nel tentativo di arrivare in paradiso, come raccontato nel trattato di Chaghigà.
    Questa scoperta presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica aiuta a comprendere come Roma fosse un grande centro culturale ebraico fino all’istituzione del Ghetto nel 1555, che invece segnò l’avvio di un declino culturale, oltre che la segregazione rispetto al resto della popolazione.

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