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    ROMA EBRAICA

    Giorno della Memoria, ad Auschwitz 150 studenti per il viaggio del Comune di Roma

    Celebrazioni solenni per l’80° anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945. In concomitanza con la visita dei capi di stato tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si sta svolgendo in queste ore la tre giorni di viaggio della memoria nei luoghi dello sterminio organizzato dal Comune di Roma, con la Comunità ebraica e la Fondazione Museo della Shoah. Presenti il Sindaco Roberto Gualtieri, il Presidente della Comunità Victor Fadlun, l’Assessore CER alla Memoria Daniele Massimo Regard, il presidente della Fondazione Museo Shoah Roma Mario Venezia.
    “Quest’anno stare qui è ancora più malinconico perché abbiamo la certezza che non ci sarà un altro anniversario fra dieci anni con la presenza dei testimoni. È una certezza anagrafica” ha detto il Presidente CER Victor Fadlun. A preoccupare Fadlun è anche il rigurgito dell’antisemitismo. “Alle volte quando pensiamo al futuro ci chiediamo se vale la pena continuare a ricordare e a organizzare i giorni della memoria in un contesto così distorto e deviato, alla presenza di un antisemitismo che ha risollevato la testa con grande prepotenza. Sei milioni sono gli ebrei assassinati dal nazifascismo, sei milioni sono oggi gli ebrei che vivono in Israele. L’antisemitismo oggi è travestito da antisionismo e questi numeri, queste coincidenze non sono casuali, sono tutti elementi che fanno convergere sul tema che antisionismo e antisemitismo sono la stessa cosa, sono facce della stessa medaglia”.
    In questa giornata, il pensiero di Fadlun va alle deportazioni subite dalla comunità romana. “Il tributo di sangue è stato tremendo, perché da Roma, oltre alle più di mille persone deportate il 16 ottobre 1943, altre mille furono catturate durante l’occupazione della città. Le conseguenze alla fine della guerra sono state strazianti. Oggi per fortuna abbiamo Israele: questa è la grande forza del popolo ebraico e la nostra grande sicurezza”.
    “Ora percorrerete le stesse vie che camminarono gli ebrei dei quartiere ebraico di Kazimierz per arrivare al ghetto nazista” ha spiegato lo storico Marcello Pezzetti ai 142 ragazzi delle scuole di Roma e provincia durante la seconda giornata del Viaggio. Un percorso a piedi nel cuore della Cracovia vecchia, fino al Ghetto edificato dai nazisti tra il fiume Vistola e il muro costruito apposta a imitazione delle lapidi dei cimiteri ebraici, perché, diceva il governatore nazista della città, “questa sarà la vostra tomba”. “Le uccisioni quotidiane erano la norma – ha spiegato Pezzetti – ed essere trovati fuori, se eri ebreo, portava alla fucilazione sul posto”. Ventimila ebrei erano stipati in quei pochi isolati: finirono a Belzec, Sobibor, Treblinka, gassati a morte. Non ad Auschwitz che amministrativamente faceva capo direttamente al Reich. L’unica cosa che gli ebrei ancora potevano fare all’interno del ghetto era far figli. I nazisti costruirono allora degli ‘asili’ dove tenerli mentre i genitori venivano condotti ai lavori forzati di giorno. “Ma una sera, tornando – spiega lo storico – lo trovarono vuoto. Avevano portato tutti i bambini nel bosco e li avevano uccisi”.
    ”Oggi è l’80esimo Anniversario della Liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau – commenta il presidente della Fondazione Museo Shoah Roma Mario Venezia – e quindi è un momento di commemorazione, di ricordo per tutti quelli che non ce l’hanno fatta e perché è stato anche un momento di svolta, di acquisizione della libertà grazie all’intervento delle forze militari russe quando i nazisti avevano già portato via gran parte dei prigionieri ancora in grado di lavorare”.
    “Dobbiamo ricordarci quanto sia importante continuare con i viaggi della memoria perché mettiamo i ragazzi davanti a quella che è stata la realtà della Shoah, dei campi di sterminio – spiega l’assessore Regard. “Nel caso degli ebrei polacchi si parla del grande sterminio, l’annientamento totale di una popolazione che viveva, che era integrata, che costituiva il 25% degli abitanti di Cracovia. La memoria ha due valori: quello morale di ricordare le persone che sono mancante, quello politico in cui dobbiamo scegliere i valori che dobbiamo difendere”.

    Foto @Comune di Roma

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