Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Giornata Europea della Cultura Ebraica: lo svelamento della scultura “Le tre sorelle”

    Si è tenuta oggi, domenica 6 settembre, nei Giardini del Tempio Maggiore di Roma, la presentazione della scultura “Le tre sorelle” che è stata successivamente svelata presso la Fondazione Museo della Shoah. Si tratta di un’opera in bronzo della celebre artista lituana Antonietta Raphaël Mafai.

    Nel bronzo del 1936 l’artista ha ritratto le sue tre figlie in un momento di intimità: Myriam, la più grande, legge un libro alle sue sorelle più piccole Simona e Giulia. La scultura è stata donata al Museo Ebraico di Roma dalla figlia Giulia Mafai in ricordo delle bambine ebree mai più tornate dai campi di sterminio, in occasione della XXI Giornata Europea della Cultura Ebraica. 

    L’evento si è tenuto con la presenza della Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello che ha dichiarato che il gesto di donare questa scultura ha “completato ed arricchito una giornata così significativa dedicata alla cultura e lo fa in una formula a cui quotidianamente ci ispiriamo che non è solo quella della vita ebraica attiva e vibrante che questa comunità rappresenta da 2500 anni, ma anche in una sinergia e condivisione che ci è propria”. 

    A moderare gli interventi c’era Giorgia Calò, responsabile dei progetti di arte moderna e contemporanea del Museo Ebraico di Roma, che ha affermato come “Antonietta Raphael è stata l’espressione di un’identità ebraica in diaspora, melting pot di culture e tradizioni diverse”. 

    La Presidente della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma, Alessandra Di Castro, ha infatti ringraziato la famiglia Mafai esprimendo come “per il Museo Ebraico di Roma questa donazione rappresenta una pietra miliare, l’inizio di un percorso del ‘900. Uno dei sogni che insieme a Giorgia abbiamo iniziato a rendere concreti è stato proprio quello di affrontare il ‘900 nella sua complessità.” La stessa complessità citata dal Rabbino Capo di Roma, Rav Riccardo Di Segni, che è intervenuto con un discorso molto interessante sul senso ebraico dell’arte e la difficoltà di fare un’arte ebraica, parlando poi di come il destino delle tre sorelle sia stato più fortunato rispetto alle tante bambine che hanno perso la vita nei campi di sterminio, tre sorelle che “hanno segnato la vita cultura e e politica italiana”. 

    Tra gli ultimi interventi quello dell’Ambasciatore della Lituania in Italia, S.E. Ričardas Šlepavičius che ha parlato di come “la vita in Lituania ha lasciato un segno non solo nella sua memoria, ma ha contribuito alla formazione di una personalità che ha rotto gli stereotipi e che si è vista riflessa nel suo lavoro.” Il Presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia, ha ricordato come nell’ambito della Shoah ci siano temi molto importanti come il dramma nel dramma: “il dramma delle donne in quelle situazioni è ancor più grave piuttosto di quello che poteva essere il dramma di ragazzi e uomini. Una situazione di fatica e di fastidio all’ennesima potenza”. 

    Tra i presenti anche gli eredi dell’artista, come Ariel, figlia di Giulia Mafai che ha voluto leggere una lettera scritta dalla madre. Passaggio molto importante è il significato di quella scultura per Giulia Mafai che nel bronzo viene rappresentata come una piccola bambina: “nel 1936 vediamo un’immagine familiare, quasi ovvia. Due anni nel 1938 dopo questa serenità viene spezzata via dalle leggi razziali. Noi tre sorelle come tutti gli altri bambini ebrei veniamo cacciate dalle scuole. Quando ho pensato di fare dono di un’opera di mia madre alla Comunità Ebraica di Roma ho scelto questa scultura in bronzo poiché io, Miriam e Simona siamo state bambine molto fortunate. Anna Frank aveva solo un anno in meno di Simona, Liliana Segre ed Edith Bruck sono mie coetanee e hanno attraversato dei momenti indicibili. – e infine – Detesto la retorica ai monumenti e mi è sembrato bello dedicare quest’opera come i versi di una poesia interrotta dalla guerra”.

    CONDIVIDI SU: