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    Evocare il passato sulle pietre d’inciampo con Rosario Tedesco

    Ci si incontra sulla scalinata davanti a Regina Coeli. Cuffie, auricolari per ascoltare Rosario Tedesco nella passeggiata della memoria “Due dentro ad un foco, storie di pietra”. Alla ricerca delle pietre d’inciampo, appunto, per tracciare la vita spezzata di chi è stato assassinato dalla barbarie nazista e che viene ricordato dai sampietrini d’ottone dell’artista tedesco Gunter Demnig. 

    Rosario Tedesco inizia giù duro, racconta l’eccidio delle Fosse Ardeatine, lo evoca come soltanto un attore e un regista sanno fare: 5 ufficiali delle SS che sparano 5 colpi. I cadaveri che si ammassano. Herbert Kappler che partecipa personalmente ad un’esecuzione. L’orrore viene descritto davanti al carcere dove venivano imprigionati i nemici durante l’occupazione nazista di Roma perché di questo parla la passeggiata, parla di vittime, ma anche di carnefici. E subito Tedesco passa alle pietre d’inciampo davanti al carcere di Regina Coeli, quelle dei prigionieri politici Paskvala Blasevic, il barbiere croato, e Jean Bourdet, il maestro francese che in cella leggeva agli altri prigionieri “I miserabili”. Tedesco ci racconta il brano del capolavoro di Victor Hugo per poi iniziare la passeggiata nei vicoli di Trastevere dove andiamo a scoprire un’altra pietra d’inciampo di un ragazzo di appena 16 anni, Giuseppe Giusti deportato a Mauthausen perché accusato di essere un comunista, il triangolo rosso dei lager. È il momento anche di evocare la terribile banda Koch.

    La passeggiata prosegue e arriviamo a Lungotevere Sanzio dove abitava la famiglia Fatucci, i nazisti vengono il 16 ottobre del 1943 per deportarli in quanto ebrei. Si cerca di convincere le SS a non prendere il bambino più piccolo, ma i nazisti non demordono. Poi all’improvviso un orologio a cucù segna l’ora, gli ufficiali si fermano, la perquisizione termina, portano via le persone che hanno trovato, ma altri bambini nascosti riescono a salvarsi…

    La passeggiata prosegue per Ponte Sisto e, nel frattempo, Tedesco racconta aneddoti, lettere, episodi sulla Shoah, tutto purtroppo vero, non c’è fiction, soltanto storie, ma proprio per questo testimonianze preziose. Rosario Tedesco si ferma in via dei Giubbonari dove incontra un uomo dal viso rassicurante, sorridente, davanti a quella casa di famiglia. È Leo Limentani, figlio di Settimio, che nelle pietre d’inciampo viene indicato come “liberato”. Racconta di quando il padre di Leo è tornato insieme a Sami Modiano da Auschwitz, di quando sono arrivati di notte e hanno fischiato per farsi riconoscere e non svegliare gli altri. Di questo e di molto altro, racconta Tedesco.

    Poi si va verso Portico d’Ottavia, il punto di raccolta dei camion delle SS nell’alba del 16 ottobre, il sabato nero della razzia. Tedesco si ferma davanti al Museo Fondazione della Shoah. E qui si vive un altro momento intenso con “La lettera della ragazza di Ostia” di Rolf Hochhuth che racconta il rimpianto di qualcosa che non si è vissuto e che purtroppo non si vivrà più. Il viaggio finisce dopo due ore in cui Rosario Tedesco ci accompagna per mano, ricordando ogni persona annientata nella Shoah ma che riporta in vita grazie alla memoria.

    Il percorso delle pietre d’inciampo verrà ripetuto lunedì 23 a Roma e a Milano il week end del 28 e 29 ottobre.  Un percorso organizzato grazie al Centro di Cultura ebraica di Roma.

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