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    EBRAICA: tra etica dell’informazione, intelligenza artificiale e viaggi intorno al globo

    EBRAICA ha concluso ieri 12 settembre gli eventi in streaming per cominciare questa sera gli appuntamenti dal vivo presso il Palazzo della Cultura. 

    I tempi e gli spazi percorsi sono stati diversi, così come gli ospiti che questi spazi li hanno raccontati. 

    Amedeo Spagnoletto, direttore del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) e Giulio Busi, direttore dell’Istituto di giudaistica presso la Freie Universität di Berlino, hanno ricordato la lunga peregrinazione di Byniamin da Tudela raccontata nel Sefer massa’ot, curato trent’anni fa da Giulio Busi, e ripubblicato quest’anno con Giuntina. Un testo importante, che dipinge in modo accurato il mondo ebraico italiano nel Medioevo e precede di almeno un secolo il viaggio di Marco Polo. Un pellegrinaggio incominciato nella Penisola Iberica nel 1159 e concluso circa venti anni dopo nella Terra di Gerusalemme. 

    Un documento fondamentale, una traduzione pionieristica di un testo di cui trenta anni fa nessuno in Italia parlava; questo è dovuto a uno scarso interesse per l’ebraismo in generale e italiano in particolare, ricorda Giulio Busi.  

    È un testo divulgativo, godibile e identitario che assolve un doppio compito: quello culturale-informativo, e d’intrattenimento nei confronti di un massiccio gruppo di lettori ebrei. 

    Tutti noi possiamo trasformarci in piccoli Byniamin da Tudela, vagando per le comunità in cerca delle vestigia lasciate dalle comunità passate e da quelle ancora attive. Questo è necessario per dare nuova vita all’identità ebraica e per superare attraverso la conoscenza dei luoghi alcuni pregiudizi ancora presenti. 

    L’evento di venerdì 11 settembre ha avuto invece un taglio scientifico che ha visto il fisico Roberto Cingolani e Marco Panella confrontarsi sul terreno dell’Intelligenza artificiale. Da qui sorgono questioni relative alle implicazioni sociali e politiche, alla possibilità o meno di parlare di felicità in relazione ad essa e a possibili scenari futuri. Il fisico ricorda: La felicità è legata alla genetica, alla biochimica e all’esperienza che facciamo (…) è una connessione tra i recettori, essa può cambiare da persona a persona e per questo motivo non è possibile fornire una definizione univoca. 

    E a chi teme una sostituzione dell’uomo con la macchina: l’evoluzione ha scelto l’acqua e il carbonio perché efficaci, altrimenti avrebbe scelto il silicio. Finora non ha avuto senso la sostituzione con oggetti meno performanti da un punto di vista energetico, perché dovrebbe averne in futuro? Se a noi basta un pezzo di cioccolata per funzionare due giorni, un robot di quanta energia ha bisogno? L’intelligenza artificiale è fondamentale perché ci aiuta nella gestione di situazioni complicate e ci dà la possibilità di gestirle da remoto (…) Questo non è pericoloso, lo può semmai diventare in relazione a chi le gestisce. È per questo necessario includere un quadro regolatorio ed etico, perché l’IA non va temuta come una scatola nera, va piuttosto compresa e non ci sono scorciatoie. Sta a noi capire e formulare le giuste regole. 

    A chi domanda quanto sia verosimile una lotta tra robot o una ancor più distopica sostituzione degli uomini con le macchine Cingolani asserisce: le macchine non hanno motivi di accaparrarsi il titolo di maschio-femmina alpha (e tutto, che si voglia o meno, gira intorno a questo concetto), la biologia e l’intelligenza artificiale sono due mondi diversiPossiamo però avvalerci dell’AI sul terreno della sostenibilità e dell’ambiente valutandone i benefici: dalla riduzione dell’impronta idrica alla creazione di condizioni ideali in luoghi ostili. Cingolani ricorda: in fondo è sempre stato così, la tecnologia da sempre mette le toppe ai problemi scaturiti da tecnologie precedenti. 

    La carrellata di eventi in streaming si è conclusa ieri sera con un quanto mai attuale dibattito sull’INFOSFERA. Cosa essa sia ce lo ha spiegato ieri sera il filosofo “digitale” Luciano Floridi. È un habitat in cui noi agenti viviamo di scambi di informazione. Essa è ciò che comprende il flusso delle informazioni e la spinta tecnologica che ha avuto sul nostro quotidiano un impatto profondo almeno a partire dalla rivoluzione industriale. 

    Floridi continua: dobbiamo chiederci in quale tipo di società vogliamo vivere, come possiamo cogliere al meglio le sfide che il futuro ci pone e non c’è dubbio che il punto di partenza stia nel trasformare le buone idee in buone prassi, nel ridare alle nostre azioni identità e significato. È questo che chiediamo al digitale: un maggiore arricchimento e una difesa di ciò che siamo oggi. In una società che va verso l’atomismo, complice il web,abbiamo il dovere di costruire nodi, ponti, dobbiamo porre le fondamenta per un mondo futuro che sia migliore di quello passato. 

    E alla domanda se possa la tecnologia rendere inutile la politica Floridi è inflessibile: no, sarebbe bello vedere il mondo andare per conto suo come una navicella, ma tanto più il mondo è complicato tanto più la politica ha il dovere gestire la tecnologia. E partire dalla fiducia nelle proprie capacità e nell’umanità potrebbe essere una buona istruzione per orientarci nell’INFOSFERA. Al più si rischierà di rimanere delusi, ma intanto ci si è goduti il tragitto. 

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