Il convegno organizzato dalla Comunità Ebraica di Roma, presso la splendida sala convegni dell’Archivio Centrale dello Stato, dal titolo “9 ottobre 1982, L’attentato al Tempio Maggiore di Roma 40 anni dopo”, ha visto tra i relatori politici, giornalisti, testimoni, vittime e studiosi del settore. Gli interventi hanno messo in luce i diversi aspetti che hanno caratterizzato le premesse all’attentato e le conseguenze di lungo periodo.
Fra i nuclei tematici affrontati, sono emersi i legami fra le istituzioni italiane, i partiti politici coevi e il mondo arabo all’interno di un contesto geopolitico fortemente caratterizzato dalla “guerra fredda”. In quello scenario complesso anche i media ebbero un ruolo chiave nella criminalizzazione dello Stato di Israele e nella trasformazione dei terroristi palestinesi in veri e propri “Partigiani” secondo una visione dell’antifascismo distorta. A concorrere a tutto questo non sono stati solo i partiti di sinistra ma l’antisionismo aveva diverse matrici e affondava le radici nell’antisemitismo di destra e nell’antigiudaismo di matrice cristiana.
È emerso in tutta la sua evidenza la sproporzione fra le critiche allo Stato d’Israele e la valutazione del mondo islamico. È sorprendente il fatto che sia stato ignorato da parte di molti rappresentanti del mondo dei media, dei partito politici e delle accademie la radicalizzazione che aveva già determinato all’epoca molto instabilità sullo scenario geopolitico.
Sorprende come il mondo arabo e islamico più in generale, formato da miliardi di persone e da Stati che avevano, ad esempio, il controllo di una delle principali risorse energetiche (il petrolio) e che giocavano un ruolo enorme nell’economia e nella politica internazionale, fosse visto come vittima di pochi milioni di ebrei presenti nel mondo e di un piccolo Stato democratico all’interno di un vasto contesto fortemente ostile.
Eppure, secondo molti, erano gli ebrei a gestire l’economia internazionale e a sfruttare le popolazioni del globo terrestre.
Una distorsione delle dinamiche in atto che lascia interdetti.
È stato rilevato come le visioni del conflitto mediorientale nel corso degli ultimi decenni siano cambiate in modo significativo, anche se restano sacche importanti di antisemitismo mascherate da antisionismo.
Infine, è stato constatato come anche il mondo ebraico italiano abbia fatto molto poco nei decenni per far emergere la verità di un attentato le cui dinamiche restano, per molti versi, ancora oscure. Nessuno ha mai pagato per l’orrore e le collettività ebraiche hanno vissuto una sorta di rimozione.
Tutte le manifestazioni organizzate quest’anno dalle istituzioni ebraiche, compreso il convegno suddetto, devono rappresentare l’inizio di un percorso di ricerca, didattica e divulgazione che riguarda questo terribile accadimento e tutto ciò che ad esso si associa.
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