Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Commento alla Torà. Parashà di Haazìnu: “La Rocca d’Israele” nella dichiarazione d’indipendenza

    di Donato Grosser

     Nella precedente parashà di Vayèlekh l’Eterno disse a Moshè: “”Quando gli [al popolo d’Israele]
    capiteranno grandi mali e disgrazie, questo cantico deporrà come testimone
    contro di lui perché non verrà dimenticato neanche dalla sua progenie, perché conosco
    la sua indole e ciò che egli è per fare ancor prima che Io lo conduca alla
    terra che giurai di dargli”. “Moshè dunque scrisse questo cantico in quel giorno
    [l’ultimo giorno della sua vita], e lo insegnò ai figli d’Israele” (Devarìm, 31:21-22). Il cantico di cui si
    tratta è la parashà di Haazìnu.

                    Nel quarto versetto della parashà è scritto: “La Rocca (in ebraico
    “tzur”) la cui opera è perfetta,
    poiché tutte le sue azioni sono giuste; è un Dio fedele senza iniquità, giusto
    e retto egli è” (ibid., 32:4). 

                    Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nell’introduzione alla
    prima parte della Guida degli Smarriti scrive:
    “Il primo scopo di questo trattato è di spiegare il significato di certi
    termini che appaiono nei libri di profezia. Alcuni di questi termini sono
    ambigui per cui gli ignoranti attribuiscono a loro solo il significato
    originale dal quale derivano gli altri significati”.

                    Più avanti nel capitolo
    sedicesimo il Maimonide definisce il termine “Tzur”, che è quello che appare nel versetto citato della parashà di Haazìnu. Egli scrive:
    “Tzur è un termine che ha vari
    significati [in ebraico “meshutàf”;
    in inglese “equivocal”]. Il termine
    denota una montagna. Come è scritto: “Batterai sulla roccia (Shemòt, 17:6). È un termine che denota
    una pietra dura come la silice [in ebraico “chalamìsh”
    in inglese “flint”], come è scritto:
    “Coltelli di pietra” [“charvòt tzurìm”]
    (Yehoshua’, 5:2). Inoltre il termine denota la cava dalla quale vengono
    tagliate le pietre, come è scritto: “Guarda la cava dalla quale sei stato
    tagliato” (Yeshaya’, 51:1). Successivamente, in derivazione da quest’ultimo
    significato, il termine venne usato figurativamente per definire la radice e il
    principio di ogni cosa. È per questo motivo che dopo aver detto: “Guarda la
    cava dalla quale sei stato tagliato” la Scrittura continua [con le parole]:
    “Guarda il tuo patriarca Avraham…”, dando così una interpretazione da cui si
    capisce che la cava dalla quale sei stato tagliato è il tuo patriarca Avraham.
    Cammina sulle sue orme, fai tua la sua legge, acquista il suo carattere, nel
    modo in cui la natura della cava deve essere presente in quello che da essa
    viene tagliato. A seguito di questo ultimo significato, Dio, egli sia lodato,
    viene chiamato Rocca (“Tzur” ) perché
    egli è il principio e la causa di tutto ciò al di fuori di Lui. Per questo è
    scritto [in questa parashà]: “La
    Rocca, la cui opera è perfetta”.

                    R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Devarìm, p. 265) aggiunge: “Il Maimonide conclude il capitolo
    citando il versetto nel quale Dio disse a Moshè : “Ecco vi è un posto presso di
    me” (Shemòt, 33:21). Se tu, Moshè,
    esisti è perché io, Dio, condivido un posto con te, Dio è l’origine del mondo,
    non nel senso che lo ha creato molto tempo fa , ma nel senso che la radice è
    l’origine dell’albero”.  

                    R. Avraham Saba’ (Zamora, 1440-1508, Verona?) in Tzeròr Ha-Mor commenta che le parole “La
    Rocca la cui opera è perfetta” sono forse un’allusione alla creazione del mondo
    (“Ma’asè Bereshit”) perché tutta la
    creazione è perfetta.

                    È interessante menzionare che
    nel 1948 nella dichiarazione d’indipendenza dello Stato d’Israele venne
    scritto: “Con la sicurezza nella Rocca d’Israele, noi firmiamo con le nostre
    mani come testimonianza di questa dichiarazione nella sede del consiglio di
    Stato sulla terra della patria, nella città di Tel Aviv, in questo giorno,
    vigilia dello Shabbàt, 5 Yar 5708, 14 maggio 1948″. In questo caso il
    termine “Rocca” fu usato perché i partiti marxisti non volevano menzionare la
    parola Dio. Fu un compromesso che soddisfò tutti.

    CONDIVIDI SU: