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    ROMA EBRAICA

    Auguri alla scuola “Vittorio Polacco”: i primi cento anni per guardare al futuro

    Una mattinata in cui è stata celebrata l’educazione e la formazione, lo studio della Torà e delle altre materie, l’apertura all’esterno e la costruzione dell’identità ebraica. Non senza una sorpresa finale. Sono stati tanti i temi e le emozioni che si sono avvicendate nel corso delle celebrazioni dei cento anni della scuola elementare ebraica di Roma “Vittorio Polacco”. Un’occasione per valorizzare le tante anime che caratterizzano questa istituzione, che, come hanno ricordato molti dei discorsi, rappresenta il cuore pulsante della comunità, ma anche un punto di arricchimento della Capitale.
    La contemporanea presenza di tante figure istituzionali, dei rappresentanti della Comunità Ebraica di Roma e dei vertici dell’ebraismo italiano, dei donatori internazionali, ma soprattutto di tanti bambini, di insegnati del presente e del passato, dei vari collaboratori scolastici e di centinaia di membri della comunità, spesso vecchi alunni dell’istituto, ha testimoniato il ruolo acquisito dalla scuola.
    Oltre al Rabbino Capo Rav Riccardo Di Segni e al Presidente CER Victor Fadlun, infatti, erano presenti anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri; il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca; la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni; Josh Spinner, vicepresidente esecutivo e Ceo della Fondazione Ronald S. Lauder; Chaya Yosovich, Ceo della Yael Foundation di Uri Poliavich; gli ambasciatori d’Israele a Roma Jonathan Peled e presso la Santa Sede Yaron Sideman.

    Ad accogliere i partecipanti, una mostra sui cento anni della scuola, con foto e spiegazioni poste su alcuni pannelli hanno ricostruito le varie vicende di questo secolo.

    Nel presentare l’evento al Palazzo della Cultura, il giornalista David Parenzo ha ricordato la figura di Vittorio Polacco, senatore del Regno d’Italia nonché rettore dell’Università di Padova, che sulla scia della riforma Gentile che introduceva l’insegnamento della religione nelle scuole, ebbe l’intuizione di fondare una scuola ebraica, che, nonostante le diverse fasi storiche e le inevitabili trasformazioni, si è confermata punto di riferimento fino alla nostra epoca.
    L’importanza dello studio e dell’insegnamento tra storia e attualità è stato al centro del discorso di Rav Riccardo Di Segni. In apertura ha ricordato un’altra figura importante della storia ebraica di Roma, il sindaco Ernesto Nathan che affermò “A Roma nessuna chiesa senza scuola”: un principio ebraico declinato nella società, con cui richiamava anche la Comunità alla necessità di dotarsi di una scuola ebraica. In merito a Vittorio Polacco, Rav Di Segni ha notato come la sua proposta fosse anche una forma di resistenza all’involuzione autoritaria e irrispettosa del nascente stato fascista. Queste figure ribadiscono l’importanza di una scuola ebraica, la cui sacralità è riconosciuta anche dai maestri, tanto che l’ebraismo si caratterizza per un sistema di istruzione pubblica già di fatto istituito nel I secolo dell’era volgare. Un principio costante nei secoli, richiamato in Italia da Dante Lattes, importante guida dell’ebraismo del secolo scorso, che sintetizzava il concetto nel motto: “ancora una classe, ancora un banco, ancora un maestro, ancora un libro”. Nonostante i numerosi esempi storici, oggi si riscontra un attacco anche alla cultura e alla tradizione ebraica, a cui bisogna dare risposta virtuosa, che consiste nel continuare a studiare e a insegnare: un modello efficacemente realizzato nella scuola Vittorio Polacco e che ha trovato la sua sintesi proprio in questa giornata.
    Il Presidente CER Victor Fadlun si è soffermato sul ruolo cruciale della scuola nella comunità, un luogo dove si intrecciano cultura e la religione ebraica, dove si intessono legami che durano tutta la vita. Come insegnano i maestri, “il mondo si regge sul respiro dei bambini che studiano la Torà” e questo rende la scuola ebraica essenziale. La presenza di tanti ospiti è stata anche l’occasione per ringraziare le istituzioni per il supporto che stanno dando e i donatori internazionali per gli investimenti. È notizia recente, infatti, la concessione da parte del Comune di Roma dell’uso del Palazzo di via di Sant’Ambrogio per il Liceo Renzo Levi: uno spazio all’avanguardia, ispirato ai valori ebraici. Ma il lavoro non si ferma, questi investimenti dovranno essere moltiplicati rendendo la scuola fonte di eccellenza, rappresentano “una scintilla che permette di sognare in grande, ora tocca a noi”. Tra i ringraziamenti, non sono mancati gli appelli a coloro che alla scuola si dedicano quotidianamente, con le morot storiche e quelle attuali, senza dimenticare le famose “zie”, di fatto una colonna portante dell’attività scolastica.
    Il sindaco Gualtieri ha sottolineato il contributo umano, morale, sociale che la scuola porta a tutta la città. La nuova collocazione del liceo Renzo Levi nel cuore del centro contribuirà a rafforzare il sistema scolastico e a vivacizzare l’area a maggior vocazione turistica della Capitale.
    Il presidente della Regione Lazio Rocca ha evidenziato come l’appuntamento abbia costituito un momento di felicità, dopo il dolore, la rabbia, la tristezza che hanno contraddistinto gli ultimi mesi. “Oggi si riafferma la vita, l’importanza di essere resilienti” ha affermato, ricordando come la Comunità di Roma abbia sempre saputo rispondere alle difficoltà attraverso due elementi, la formazione e la cura della persona, che nella scuola trovano la loro sintesi.
    Entrambi i rappresentanti delle istituzioni hanno condiviso il proprio auspicio per la liberazione degli ostaggi prigionieri di Hamas.
    Chaya Yosovich e Josh Spinner hanno raccontato il loro impegno per l’educazione ebraica e l’importanza che le rispettive fondazioni attribuiscono alla scuola. Nella lettera indirizzata alla Comunità di Roma, Ronald Lauder ha sottolineato l’unicità della comunità romana per unire tradizione e apertura al mondo esterno, il legame alle tradizioni senza rinunciare alle interazioni con la società: questo è il frutto dell’istruzione offerta da una scuola ebraica che impartisce studi accademici e studi ebraici.
    In conclusione, il Presidente Fadlun ha conferito delle benemerenze al sindaco Gualtieri, al presidente Rocca e ai rappresentanti delle due fondazioni americane. Proprio in quei minuti è giunta la notizia che a Emanuele Di Porto, divenuto famoso come “il bambino del tram”, veniva assegnata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, venuto a conoscenza della sua mancata possibilità di concludere gli studi, la maturità ad honorem. Un riconoscimento che ha aggiunto alla giornata un ulteriore festeggiamento.


    Poi, come ogni compleanno che si rispetti, la torta: sul palco i padroni di casa e gli ospiti di giornata, raggiunti anche da Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz, molto legato alle giovani generazioni a cui cerca ogni giorno di trasmettere la propria esperienza.


    A chiudere le celebrazioni, un talk che ha visto a confronto insegnanti e direttori scolastici di ieri e di oggi, con il simbolico passaggio di consegne tra Milena Pavoncello, 45 anni al servizio della scuola e direttrice degli ultimi 30, e Roberta Spizzichino, direttrice in carica che ha raccolto questo importante compito.

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