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    Alberto Zapponini Giusto fra le Nazioni: il Direttore della Guida Monaci che salvò la famiglia Fiorentini dalla deportazione

    “Rischiavamo di essere scoperti e denunciati ma durante tutto il periodo, oltre alla protezione del Commendator Zapponini che aveva rapporti quotidiani con mio padre, anche gli impiegati e il portiere dello stabile mantennero il segreto sulle nostre identità, nonostante i gravi rischi che correvano, proteggendo una famiglia di ebrei”.

     

    E’ la storia di Mirella Fiorentini, ebrea romana che nel 1943, per scampare alla deportazione fu nascosta insieme alla sua famiglia negli uffici della Guida Monaci, una casa editrice allora diretta dal Commendator Alberto Zapponini.

     

    Già imprenditore nel settore dolciario con un’attività tutta sua, aperta a soli 25 anni, Alberto Zapponini si è sempre distinto per la sua professionalità e la sua generosità, tanto che quando il padre di Mirella, Silvio Fiorentini, si rivolse a lui chiedendogli un nascondiglio per la sua famiglia, per salvarsi dal pericolo nazista, non esitò a correre in loro aiuto.

     

    Zapponini mise loro a disposizione due stanze degli uffici della Guida Monaci, in cui si sistemarono in cinque: Silvio Fiorentini con sua moglie Ida, i suoi due figli Mirella e Fausto e sua sorella Ada.

     

    Grazie alla generosità del Commendator Zapponini e alla discrezione dello staff della Guida Monaci, la famiglia Fiorentini riuscì a salvarsi dalla deportazione.

     

    Diversi anni dopo, grazie all’aiuto di suo genero, che è riuscito a rintracciare i parenti di Alberto Zapponini su Facebook, Mirella Fiorentini ha voluto dimostrare la sua riconoscenza verso l’uomo che aveva salvato lei e la sua famiglia da morte certa, richiedendo al Museo Yad Vashem che il Commendator Zapponini venisse riconosciuto come Giusto fra le Nazioni.

     

    “Nel 2010 mia madre ha espresso il desiderio di trovare la famiglia Zapponini – racconta la figlia di Mirella, Sandra Di Segni – Allora ancora non era così diffuso l’utilizzo dei social come adesso. Mio marito trovò il contatto di un parente di Zapponini, ma l’esito non è stato immediato, ci sono voluti almeno un paio di anni, perché il messaggio era finito nello spam ed è stato ritrovato casualmente.

     

    Sono iniziati i contatti e abbiamo mandato il materiale allo Yad Vashem. Quando finalmente abbiamo ottenuto il riconoscimento abbiamo dovuto aspettare perché eravamo in pieno Covid”.

     

    La cerimonia di consegna della Medaglia di Giusto fra le Nazioni si è svolta il 24 ottobre presso il Centro Ebraico Il Pitigliani, alla presenza della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, di un rappresentante dell’Ambasciata di Israele, di Massimo Bassan, Consigliere del Pitigliani e del Dott. Massimo Finzi, Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma, a cui hanno partecipato la Prof.sa Mirella Fiorentini insieme alle sue due figlie Piera e Sandra Di Segni e la famiglia Zapponini: nipoti e bisnipoti del Commendator Zapponini.

     

    “Venni a conoscenza dei fatti quando iniziai a frequentare Guida Monaci, che mi portò a stabilire un contatto con i collaboratori e sono stati proprio loro a raccontarmi varie storie e aneddoti con nonno Alberto come protagonista – racconta Stefano Zapponini, nipote di Alberto – tra le storie, mi hanno raccontato che l’iniziativa di ospitare la famiglia Fiorentini fu di nonno, ma non va dimenticato che il rischio fu condiviso da tutti i collaboratori, che allora lavoravano in quegli stessi spazi in cui di notte era protetta la famiglia Fiorentini”.

     

    Alberto Zapponini si aggiunge così ai settecento Giusti fra le Nazioni riconosciuti dallo Yad Vashem in Italia. Una dimostrazione di come una singola persona possa fare la differenza.

     

    Un riconoscimento importante per la famiglia Zapponini, ma anche un importante traguardo per Mirella, che custodisce sempre il ricordo di questa persona che ha aiutato la sua famiglia: “Ricordo che una volta, durante il periodo in cui ero nascosta nell’ufficio della Guida Monaci, i viveri scarseggiavano e Alberto mi invitò a pranzo a casa sua. Facemmo a piedi tutta la strada da Via Francesco Crispi e mangiammo insieme.  Sono molto contenta di essere riuscita ad ottenere questo riconoscimento per la persona che ci ha salvato”.

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