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    ROMA EBRAICA

    Al Pitigliani torna “Memorie di Famiglia – i giovani tramandano le storie dei nonni”

    Un’occasione per mettere a confronto diverse generazioni, per condividere momenti difficili e per conservare la memoria della guerra e della Shoah. Il progetto “Memorie di Famiglia – i giovani tramandano le storie dei nonni” in questi anni è diventato un appuntamento consolidato, che si tiene ogni anno in corrispondenza del Giorno della Memoria, riunendo giovani e anziani in un confronto costruttivo volto a preservare la memoria.
    La XIV edizione, curata come da tradizione da Anna Orvieto e da Giordana Menasci, si svolgerà al Pitigliani il prossimo 26 gennaio alle 10.30.
    L’iniziativa si impegna a raccontare e tramandare la Memoria attraverso le testimonianze di famiglie provenienti dalle Comunità Ebraiche di tutta Italia e non solo.
    “Il progetto “Memorie di Famiglia”, giunto alla sua quattordicesima edizione, continua a rappresentare un ponte fondamentale tra passato e futuro, un filo di memoria che unisce generazioni diverse. In un tempo in cui i testimoni diretti della Shoah e del dopoguerra si fanno sempre più rari, il nostro compito diventa ancor più urgente: preservare e tramandare le loro storie” sottolinea Anna Orvieto.
    Il tema della quattordicesima edizione di Memorie di famiglia è “Il dopoguerra”. Questo periodo per il mondo ebraico italiano fu innanzitutto quello della ricostruzione delle Comunità dopo la guerra e la persecuzione delle vite, ma anche una fase che seguì ai cinque anni fra il 1938 e il 1943, quando le leggi razziali avevano provocato gravi limitazioni dei diritti degli ebrei e una diffusa propaganda antisemita. In questa opera di ricostruzione delle Comunità fu importante il ruolo dei soldati della Brigata Ebraica, rimasti per questo scopo in Italia. Fu anche il momento in cui gli ebrei italiani sposarono la causa sionista.

    Questi anni dell’immediato dopoguerra furono anche quelli del passaggio in Italia delle “displaced persons”, i sopravvissuti ai campi di sterminio e di concentramento i quali, privi di un luogo in cui tornare, erano in attesa di emigrare in Palestina. Le coste italiane furono per molti di loro il punto di partenza verso un’emigrazione clandestina, l’alyiah bet, che spesso era vista favorevolmente dagli italiani: i portuali di Genova, di La Spezia, di Trieste diedero infatti sostegno e concreto aiuto, ricomponendo almeno in piccola parte la frattura determinatasi nel 1938 fra gli italiani ebrei e gli altri italiani.
    Le memorie degli ebrei italiani, e di quelli stranieri che attraversavano il Paese o vi si stabilirono, portavano traccia di questo momento ancora confuso, fitto di difficoltà e contraddizioni, ma fondamentale sia per la ricostruzione del mondo ebraico italiano sia per quella dell’Italia tutta.
    “Le testimonianze raccolte in questa nuova edizione di “Memorie di Famiglia” e nel relativo volume dipingono un quadro variegato delle difficoltà, delle speranze e delle sfide di quegli anni. La fine del conflitto non ha significato la fine del dolore. Per chi aveva perso tutto – famiglie, case, comunità intere – il dopoguerra rappresentò una sfida immane. Ritornare nei luoghi dell’infanzia spesso significava confrontarsi con rovine e vuoti, materiali e affettivi. Le case erano state occupate, le attività distrutte, e i volti familiari erano scomparsi” commenta Giordana Menasci.
    Nella mattinata si susseguiranno così letture, ricordi e riflessioni volti a ricostruire le singole storie, spesso assai diverse tra loro, e l’ampio contesto che caratterizzarono la difficile ripresa del mondo ebraico italiano dopo gli anni più bui.

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