Ci lascia all’età di cento anni Nereo Musante, personaggio storico, conosciuto ed apprezzato all’interno della Comunità Ebraica di Roma. Nato nel maggio 1921 a Livorno, in una famiglia non ebraica, sin da giovane ebbe grande interesse per l’ebraismo, che poi tramutò in una effettiva conversione.
Trasferitosi con la famiglia a Roma, frequentò gli studi presso il Tempio Maggiore, ma decise di compiere il grande passo dopo che riuscì a salvarsi dall’attentato alla Sinagoga il 9 ottobre 1982. Il libro delle preghiere, che si trovava all’interno della tasca della sua giacca, riuscì a proteggerlo da un proiettile, salvandolo. Quel Siddur, assieme al proiettile, è ancora conservato al Museo Ebraico di Roma.
Un episodio determinante per la sua vita, poiché fu il monito per proseguire il lungo e complesso percorso del Ghiur, che lo portò alla conversione nel 1984 col nome di Israel Ben Avraham.
“Ero stata a fargli gli auguri lo scorso anno per il suo centesimo compleanno. Un incontro davvero emozionante – ricorda la Presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che in quell’occasione gli donò un attestato del Keren Kayemeth LeIsrael – Ricordo il suo affetto ed il pieno coinvolgimento nella vita ebraica, dopo essersi convertito all’ebraismo attraverso un lungo percorso. Se ne va un pezzo di storia, un uomo di grande cuore”.
Un legame con l’ebraismo che ha origine sin dalla sua infanzia, quando la famiglia andò ad abitare nel palazzo di proprietà della Comunità ebraica livornese, dove si trovava anche la famiglia Toaff. Il suo interesse per il mondo ebraico si sviluppò ulteriormente quando, casualmente, fece la conoscenza di Rav Elio Toaff durante gli studi a Pisa.
Un destino, quindi, che sembra averlo rincorso per tutta la vita, fino al momento in cui Musante ha deciso di dare ascolto al proprio cuore. Fino al momento in cui la sua vita si è incontrata col popolo ebraico, in cui è entrato a farne parte per sempre.