In occasione delle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio e della Consulta della Comunità Ebraica di Roma, la redazione di Shalom ha posto sei domande ai candidati presidenti delle tre liste. Di seguito l’intervista a Daniele Regard, candidato Presidente della lista Ha Bait.
Come avete stilato il vostro programma elettorale? Quali sono priorità e obiettivi della vostra lista?
Il programma di Ha Bait è stato sviluppato partendo dai valori che ci hanno spinto a scendere in campo: unità, rispetto ed accoglienza. Per noi ogni voce ha il diritto di essere ascoltata e tutti devono poter contribuire attivamente alla crescita del bene comune. Come priorità abbiamo dunque quella di far sentire ogni singolo iscritto protagonista della vita comunitaria, avvicinare chi si è allontanato, dando un senso alla parola “Comunità”. Ci sono tanti temi, come vogliamo affrontarli è ben chiaro nel programma.
Quali sono le sfide più urgenti e significative della Comunità in questo momento storico?
Dobbiamo ricordarci quanto sia importante la Comunità Ebraica di Roma nella società italiana, ma prima di ogni cosa credo sia prioritario partire da qui: siamo una realtà composta da persone che hanno dei bisogni anche diversi e dobbiamo essere capaci di rispondere il più possibile a ognuno. Coinvolgere i giovani per costruire il futuro della Comunità e mantenere vivo il senso di appartenenza è fondamentale; la scuola, quindi, è cardine della struttura comunitaria, il luogo dove trasmettere l’importanza dell’unità e dell’accoglienza; infine, non arretreremo mai nella lotta all’antisemitismo.
In che modo la vostra lista mette in campo le competenze per affrontare queste sfide?
Siamo un gruppo di persone piuttosto eterogeneo, giovani e meno giovani, professionisti che mettono a disposizione della collettività le proprie competenze. Le cose che ci uniscono sono sicuramente i valori che guidano questa lista e il fatto che ciascuno di noi, in vari modi, è stato sempre presente per la Comunità. Sono tanti i nuovi volti che si affacciano a queste elezioni, perché la voglia di non delegare ad altri una responsabilità collettiva ha vinto sul malessere e la rassegnazione. Questo mi rende davvero molto orgoglioso.
Quali sono le qualità e le caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere una valida leadership per la comunità di Roma dei prossimi anni?
Io penso che la prima qualità di un leader sia quella di saper ascoltare. Ascoltare non solo ciascuno iscritto alla comunità, ma capire come la propria guida possa essere utile per migliorare la vita delle persone. Un leader deve essere capace di tracciare un percorso non urlato, ma raccontato, concreto e non fatto di proclami. Un leader deve dare una visione utile a mantenere viva la storia e le tradizioni della Comunità di Roma, al passo però con il nostro tempo, che ci chiede di essere moderni e innovativi. Noi ci siamo e siamo pronti ad affrontare tutte le sfide dei prossimi quattro anni.
Tra le sfide più impegnative in cui si trova il nostro Paese vi è il calo demografico, un fenomeno che risulta presente e forse amplificato nella Comunità. Come si può intervenire e come si possono arginare gli effetti negativi a lungo termine?
È importante adottare misure che comunque preservino l’identità culturale della Comunità. Ciò può essere fatto attraverso l’istruzione, la promozione della storia e della cultura ebraica, la conservazione dei luoghi di culto e delle tradizioni. Naturalmente riuscire a lavorare sul bilancio per aumentare le risorse per la scuola e magari le giovani coppie potrebbe essere d’aiuto. Inoltre, è essenziale favorire la partecipazione attiva dei giovani e stimolare il senso di appartenenza. Penso che l’avvicinamento di tanti under 40 alla competizione elettorale e un capolista di 37 anni, sia senza dubbio un grande segnale di speranza e vitalità.
Se dovesse essere eletto presidente, come immagina la comunità tra 4 anni, al termine del mandato del prossimo consiglio?
Immagino sicuramente una Comunità nella quale si sia lavorato per ricompattare e non per allontanare, uniti da un obiettivo comune. Una Comunità che abbia compreso ed apprezzato la forza delle diversità, con un bilancio risanato, e poi mi piacerebbe che le tante autonome iniziative giovanili siano sostenute e ancor più incoraggiate. Immagino insomma una Comunità dove tutti abbiano abbassato l’ascia di guerra e si sia tornati a parlare. Una Comunità diversa è possibile.