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    “Scuola negata”: le storie dei 58 studenti ebrei espulsi dal Visconti nel 1938

    Un provvedimento che è arrivato senza preavviso quello dell’espulsione degli studenti e degli insegnanti ebrei dalle scuole italiane. In poco tempo alcuni banchi all’interno delle classi si sono svuotati, gli alunni non vedevano più i loro compagni. In pochi si sono chiesti il perché.

     

    Poco distante dal Portico D’Ottavia, il Liceo Ennio Quirino Visconti era un prestigioso luogo di istruzione, che nel 1938 vantava 58 studenti ebrei e un’insegnante di scienze, la professoressa Maria Piazza, che all’improvviso con le leggi razziali hanno dovuto lasciare la scuola.

     

    58 storie diverse che sono state ricostruite, grazie al lavoro di Romana Bogliaccino, autrice del libro “Scuola negata. Le leggi razziali del 1938 e il Liceo E.Q. Visconti”, che è stato presentato il 15 Febbraio presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio.

     

    Una raccolta di testimonianze, fotografie e documenti, realizzati all’interno del progetto scolastico “L’archivio del Visconti e la Storia”, a cui si sono aggiunte le testimonianze dirette di persone espulse dal Visconti e costrette a frequentare una scuola solo per ebrei. È la storia di Mirella Citoni, di Santoro Coen, di Angelo Perugia e tanti altri.

     

    Insieme all’autrice a discutere delle tematiche del libro sono intervenuti il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, Angelo Perugia, un testimone della persecuzione ed ex alunno del Visconti, Clara Rech, ex Dirigente Scolastico del Visconti, insieme all’attuale Dirigente Rita Pappalardo e insieme ai relatori e al moderatore Roberto Della Seta, figure di rappresentanza della Comunità Ebraica di Roma e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e gli storici Umberto Gentiloni, Miguel Gotor, Assessore alla Cultura del Comune di Roma, Alessandra Tarquini e Mario Toscano che ha scritto l’introduzione del volume. 

     

    “I decreti Bottai seguirono di pochissimo il Manifesto degli scienziati razzisti, che è stato redatto da studiosi in una delle culle della civiltà, che ipotizzavano un inferiorità razziale degli ebrei- dice il Sindaco Gualtieri- questo libro è un documento che ci aiuta a comprendere, a ricordare, quindi a risanare affinché non si ripeta uno dei momenti che hanno reso il nostro paese sinistro”.

     

    In ricordo di quei 58 alunni espulsi, il 31 Gennaio 2019 il Visconti scoprì una targa con tutti i nomi dei ragazzi e ragazze che da un giorno all’altro furono cancellati dai registri scolastici, perché non più considerati cittadini. Molti di loro persero la vita nei campi di sterminio.

     

    “Queste storie vanno ricordate e se vengono raccontate singolarmente non saranno soltanto cifre o atti di legge, ma sono eventi reali di persone reali”, spiega il Rabbino Di Segni- Il Visconti ha avuto il ruolo primario nel processo di integrazione della Comunità Ebraica di Roma all’interno della città, perché al Visconti era concentrata una parte della borghesia ebraica romana. Una storia antica, illustre e che soltanto nel dopoguerra ha trovato riflessione. Ma fa parte della storia della città e della Comunità, per questo sono estremamente grato all’autrice”.

     

    Tra le testimonianze degli ex alunni del Visconti figura quella di Angelo Perugia, che ha visto cambiare la sua vita e quella dei suoi amici in poco tempo:

     

    “Con le leggi razziali ci siamo ritrovati fuori dal mondo e abbiamo dovuto cavarcela: abbiamo avuto la scuola ebraica, ma la vera tragedia è iniziata quando i tedeschi hanno occupato Roma e ci siamo trovati in una situazione tragica. Io mi sono salvato nascondendomi nel collegio Lombardo a Santa Maria Maggiore” racconta il testimone.

     

    Il progetto del libro è stato possibile grazie anche all’entusiasmo e al lavoro degli studenti, che hanno raccolto la documentazione e le testimonianze. Tutto questo a detta della Bogliaccino è un simbolo della memoria come dialogo continuo tra il presente e il passato “che accende quelle realtà rimaste nell’ombra”.

     

    Non solo memoria ma anche civiltà; d’altronde civiltà significa educazione, crescita. E il libro “Scuola negata” è un continuo esercizio di memoria che contribuisce a creare una coscienza, fatta di emozioni e significati.

     

    La stessa scuola, come spiega Umberto Gentiloni, è considerata la via principale di accesso alla cittadinanza. La scuola negata significa rovesciare questo paradigma, mettendo in discussione l’accesso alla cittadinanza.

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