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    “La storia di Hannah”. La storia di un cammino alla riconquista della propria identità ebraica perduta

    “La storia di Hannah” è un libro edito da Etica che è stato scritto da Emanuele ben Israel Moscati e Barbara de Munari rielaborando alcuni scritti di Cesare Moscati, padre di Emanuele.

    Cesare era un figlio della Shoah, autore del libro “Un mondo che non dimentica la Shoah” e regista di un film molto toccante che si è avuto modo di rivedere proprio in questi mesi in televisione.

    Un evento tenutosi come diretta Facebook grazie a Kiryat Sefer e il Centro di Cultura Ebraica che, tramite la direttrice Miriam Haiun, ha moderato gli interventi. Tra i presenti i due autori, Angelo Moscati (fratello di Emanuele), Ruth Dureghello, Rav Shalom Hazan e Rav Umberto Piperno.

     Come ci racconta la trama: “una nonna e una nipote, la madre superiora di un convento, una lettera, una insegnante ebrea sfuggita alle persecuzioni razziali, la moglie di un rabbino e un rabbino… Durante e dopo la Shoah, in una narrazione diafana e rarefatta, la storia di un cammino alla riconquista della propria identità ebraica perduta. Sullo sfondo di un’Italia ferita e offesa dalla guerra e dalle leggi razziali, fra Roma, Torino e Eretz Yisrael, la ricerca del senso della sacralità dell’esistenza e del collegamento tra il nostro tempo e la fede dei Padri.”

    Senso di sacralità di cui ne parla anche l’autrice Barbara de Munari. Cogliere nell’anima di Barbara, ancor prima che nei suoi versi, un senso, “significa trovare dimora nella geometria frattale che unisce noi a D-o ed Egli a noi”. Tutti i messaggi racchiusi in questo libro raccomandano al lettore la sacralità dell’esistenza.

    La Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, inizia il suo intervento ricordando la figura di Cesare Moscati nella sua determinazione che “postumo vediamo un libro pubblicato frutto del suo lavoro”. Infine ha parlato di un episodio tenutosi in una scuola dove Cesare, nel rispondere alla domanda di una bambina, ha parlato della diversità di ognuno di noi: “arricchirsi nella nostra diversità – specifica Dureghello – come un bene imprescindibile”.

    “La mia idea di scrivere questo libro nasce da un sogno avvenuto a settembre durante la sua askarà”, inizia così a parlare Emanuele. Racconta di come suo padre aveva tanti lavori da ultimare e, mentre le persone chiedevano a lui di ultimarli, Emanuele non si sentiva all’altezza e rimandava sempre. Fino a quando il padre gli è venuto in sogno e ha parlato: “presto ci saranno novità per te”. E così fu.

    Il figlio Angelo, invece, ricorda con affetto quando da bambino tutti esclamavano bonariamente “è uguale al padre!”. Riallacciandosi al discorso di Ruth ed Emanuele, spiega come il lavoro fatto dal padre e lasciato a noi tutti è per non dimenticare il dramma della Shoah e, infine, aggiunge: “il mio più grande desiderio è quello di continuare e portare avanti i suoi lavori, sempre in modo molto discreto. […] Con il film ci siamo riusciti e ci sono tanti altri lavori che speriamo di poter portare a termine”.

    Cesare Israel Moscati frequentava alcuni Bet Hakeneset, legandosi con alcuni rabbanim. Proprio per questo erano presenti anche Rav Shalom Hazan e Rav Umberto Piperno. Un rapporto di affetto e amicizia rimasto immutato nel tempo. Rav Hazan ha fatto un collegamento con un brano della Torah nato dopo aver letto un passaggio del libro di Emanuele che si rifà al “salire sul tetto e vedere le stelle”. Stelle che per Cesare erano i deportati della Shoah. Rav Piperno, invece, parla del libro affermando che “supera la romanità poiché non è incentrato sulla dimensione del Tempio Maggiore, bensì in una comunità indefinita e piccola dove Hannah opera, dove incontra l’ebraismo”

    Un evento online ricco di tantissimi interventi importanti nel ricordo di Cesare Israel, della Shoah e nel racconto di alcuni passaggi del libro ricollegandosi all’ebraismo. Alla fine dell’evento è stato letto un brano di Alessandro Scudieri, autore della prefazione, che non è potuto essere presente.

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