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    “Il ricatto dell’oro” presentato al Museo ebraico di Roma

    Un pubblico
    interessato e curioso ha assistito alla presentazione del volume “Il ricatto
    dell’oro. Cronaca di un’estorsione 26-28 settembre 1943”(Palombi editore), curato
    da Yael Calò e Lia Toaff. All’incontro al Museo Ebraico di Roma hanno partecipato, oltre alle curatrici
    del volume, il Direttore del Dipartimento per i
    Beni e le Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma Claudio Procaccia, Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Alessandra Di Castro, presidente della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma che ha sostenuto interamente il progetto della ricerca e del libro. A moderare Ariela
    Piattelli, giornalista e Direttore di Shalom.

     

    «È un progetto ambizioso di ricerca» ha commentato
    Dureghello secondo cui «la volontà di realizzare e proporre questo libro
    proprio oggi ed in questo contesto è per dare un segnale. Non ci interessano
    molto le commemorazioni. Siamo alla ricerca dei contenuti. Non vogliamo essere
    ricordati come vittime».


    Il volume, che ha anche una traduzione in inglese, è dedicato alla vicenda che
    ha travolto la comunità ebraica italiana nel settembre del 1943 quando, durante
    l’occupazione nazista, Herbert Kappler, Maggiore delle SS e della Polizia
    segreta a Roma, ordinò agli ebrei di consegnare 50 chili d’oro entro 36 ore, minacciando,
    in caso contrario, la deportazione di 200 membri della comunità. Gli
    avvenimenti drammatici e concitati che seguirono l’ordine di Kappler sono in
    parte ricostruibili dalle ricevute rilasciate a chi consegnava l’oro. Le
    matrici con indicati nomi e quantitativi consegnati  sono oggi al Museo Ebraico di Roma.

     

    «Quello di Yael Calò e di Lia Toaff è un volume
    importante perché, partendo dallo studio delle ricevute e dalle testimonianze,
    ricostruisce le ore concitate della raccolta, le storie di chi diede l’oro e la
    fotografia della Comunità Ebraica di allora. Un volume che ci restituisce
    un’immagine della vicenda dei 50 chili d’oro con una nuova prospettiva storica»
    così ha commentato Piattelli, Direttore di Shalom.

     

    Quando i vertici della comunità ebraica decisero di
    iniziare la raccolta, si rivolsero subito agli orefici correligionari come Angelo
    Anticoli, la cui storia è ricostruita nel libro. Calò ha raccontato che «Angelo
    svuotò il suo negozio e dette via tutto quello che aveva. Era molto preoccupato
    che non si facesse in tempo a raccogliere tutto l’oro richiesto, tanto che la
    sera a casa chiese alla moglie se per caso avessero ancora qualcosa lì, così la
    moglie gli diede la sua fede. Angelo, l’orefice, era presente anche durante la
    raccolta dell’oro per accertarsi che fosse vero, inoltre lo batteva per non consegnarlo
    ai tedeschi in buone condizioni. Angelo ha anche accompagnato il Presidente
    della Comunità di Roma Ugo Foà ed il Presidente delle Comunità Israelitiche
    Italiane Dante Almansi a Via Tasso per consegnare l’oro richiesto. Si salvò
    dalla retata del 16 ottobre ma fu successivamente arrestato e deportato a Fossoli.
    Morì ad Aushwitz».

     

    «Dalle 1800 matrici
    si possono in parte ricostruire le vicende di quel giorno, soprattutto i molti (circa
    2000) nomi di chi era in fila, ebrei, ma anche romani non ebrei. Tra questi vi
    era anche il noto cantautore Romolo Balzani che «sembra che avesse ricevuto un
    anello d’oro da un ebreo che era andato a vederlo ad un suo spettacolo, e il
    giorno della raccolta dell’oro lo portò nella sala del consiglio della comunità
    cantando “per me l’oro non conta, conta er core”» ha spiegato Lia Toaff.

     

    Le curatrici del volume hanno anche affrontato il tema
    dell’aiuto richiesto al Vaticano. Lia Toaff ha raccontato al pubblico che «il
    Rabbino capo Zolli era andato in Vaticano a chiedere aiuto. Il Vaticano non
    disse che avrebbe aiutato dando ciò che mancava, ma che avrebbero potuto
    prestare fino a 15 kg, da restituire entro 4 anni dalla fine delle ostilità.
    Alla fine non ce ne fu bisogno».

     

    La raccolta si
    chiuse il 28 settembre alle 16. Fu raccolto tutto l’oro richiesto e anche
    qualche centinaia di grammi di più. «L’oro fu consegnato da Almansi, Foà e
    dall’orefice. Foà chiese alla questura una scorta, sia per motivi di sicurezza
    sia come testimonianza dell’avvenuta consegna. Pensavano infatti di non
    ricevere alcuna ricevuta. Ottenuta la scorta, furono quindi accompagnati a Via
    Tasso dove però non trovarono Kappler, ma il capitano Shulz. Fu forse una
    scelta deliberatamente umiliante. Shulz 
    provò ad ingannare gli ebrei: l’oro fu pesato su una bilancia da 5 kg,
    ma si fecero solo 9 pesate. Sembrava così che non fosse stato raccolto tutto
    l’oro richiesto e fu necessario richiedere di ripesare l’oro una seconda
    volta»  ha spiegato Calò.

     

    Il volume, ricco di
    aneddoti, ricostruisce le vicende di quella giornata restituendo l’immagine delle
    numerose persone in fila nella sala del Consiglio della Comunità Ebraica di
    Roma per consegnare anche solo 1 grammo d’oro nella speranza di salvarsi dalla
    violenza nazista che, purtroppo, non tardò a manifestarsi con la retata del 16
    ottobre del 1943, meno di un mese dopo la raccolta dell’oro richiesto. 

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