Con una sentita
commemorazione questa mattina la Comunità ebraica di Roma ha ricordato
l’attentato del 9 ottobre 1982, nel quale terroristi palestinesi uccisero il
piccolo Stefano Gaj Taché di due anni e ferirono oltre 40 persone, soprattutto
bambini e ragazzi. Ricorreva la festività di Shemini Atzereth.
In occasione del
quarantunesimo anniversario sono state deposte da giovani studenti delle scuole
ebraiche alcune corone accanto alla lapide di fronte al Tempio Maggiore che
rammenta il tragico evento. Insieme al Presidente della Comunità Ebraica Victor
Fadlun, al Rabbino Capo Riccardo Di Segni, all’Ambasciatore d’Israele in Italia
Alon Bar, alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di
Segni, a esponenti del Consiglio CER, alla famiglia Gaj Taché e a coloro che
furono feriti nell’attentato, sono intervenuti il Ministro dell’Interno Matteo
Piantedosi e il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
“Sono passati 41
anni da quando Stefano Gaj Taché è stato barbaricamente ucciso proprio qua,
all’uscita della nostra festività, giorno in cui si benedicono i bambini e il
Tempio era gremito di bambini e i terroristi lo sapevano. – ha affermato il
Presidente Fadlun – La mia generazione è cresciuta convivendo col dolore della
famiglia, perché questo è il loro giorno. Io avevo nove anni quando è successo e
frequentavo la nostra scuola. La mia generazione è cresciuta nella
consapevolezza di quanto era accaduto con domande che ancora oggi non hanno
trovato risposta circa il contesto nel quale questo barbarico attacco sia stato
compiuto. – ha continuato – L’odio ancora forte ha causato
violenze terribili che tutti abbiamo visto. Un dolore e un orrore che queste
persone sono disposte ad esportare nel nostro tranquillo Occidente. L’unica
forma di rimedio che abbiamo è la solidarietà verso Israele, baluardo della
democrazia in Medio Oriente. Ringrazio istituzioni e partiti per aver sostenuto
Israele e spero che questo continui nel futuro prossimo quando Israele
inevitabilmente dovrà rispondere. Il mio cuore spezzato si unisce alla famiglia
Taché”.
“Come sapete Israele
sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia. – ha detto
l’Ambasciatore Bar – Ancora una volta l’organizzazione terroristica Hamas si è
scagliata contro civili innocenti e inermi, restituendoci immagini terribili.
Oggi, come 40 anni fa, quando il piccolo Stefano Taché fu assassinato in nome
della stessa strategia del terrore, siamo sgomenti di fronte a tanto odio. Sabato siamo tornati a vedere un altro
‘sabato nero’. Ringrazio per il sostegno che stiamo ricevendo in queste ore.
Vedere la bandiera d’Israele esposta e proiettata sui palazzi delle istituzioni
italiane è stato toccante. Grazie per l’abbraccio che abbiamo ricevuto. Ora è
fondamentale essere uniti contro il terrorismo di Hamas e supportare il diritto
e dovere d’Israele all’autodifesa. La mia preghiera e i miei pensieri vanno a
tutte le famiglie delle vittime dell’attacco inumano di sabato e degli ostaggi
a Gaza. Che il ricordo del piccolo Stefano sia di benedizione”.
Durante la cerimonia
il Rabbino Capo ha recitato la preghiera per i defunti.
Foto: Ariel Nacamulli