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    Vita e destino, il Guerra e pace che il Novecento non ha avuto

    “Vita e destino” è per il Novecento ciò che “Guerra e pace” è stato per l’Ottocento. È l’universale, la guerra, che inghiotte il particolare, l’individuo e le proprie storie. “Ho appena terminato un grande romanzo cui ho lavorato per quasi dieci anni…” scriveva Vasilij Grossman nel 1960. Un libro tanto lucido e critico da destare il disappunto del Kgb che ne confiscò le copie in carbone e i nastri della macchina da scrivere. Eppure, con quasi vent’anni di ritardo è giunto misteriosamente in Occidente. Grossman, ebreo russo di origine tedesca, fu scrittore, ingegnere chimico e corrispondente di guerra per il quotidiano dell’esercito “Stella rossa”. Comunista ortodosso fino alla seconda guerra mondiale, cambierà ideologia politica dopo la campagna antisemita perpetrata in URSS fra il 1949 e il 1953. “Vita e destino” ha un tono austero, epico, tolstoiano, ed è un romanzo che si svolge lungo il settore meridionale del fronte orientale, tra il Don e il Volga in cui infuriano gli scontri tra l’Armata rossa e le forze tedesche della Wehrmacht per il controllo di Stalingrado. È la continuazione ideale di “Per la giusta causa” – racconto della Battaglia di Stalingrado, ma a differenza di quest’ultimo sviluppa una critica pungente al comunismo. È in “Vita e destino” che per la prima volta si suppone l’analogia tra il genocidio perpetrato nei Lager e quello nei Gulag sovietici. Al grigiume delle trincee fanno da sfondo le storie individuali di madri con i figli e i mariti al fronte, vittime di una guerra che le ha depredate di tutto: degli affetti, dell’integrità morale e della rispettabilità. Pur contando più di settecento pagine, e procedendo il racconto come un fiume in piena, si ha la sensazione che ogni parola sia esattamente al posto che le spetta e che nessuna di esse sia superflua. È lo stile scientifico che ancora una volta contraddistingue Grossman, è la prosa limpida e chiara che lo rende autore di un capolavoro, ed è la capacità di far dialogare universale e particolare che lo rende eterno. 

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