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    Un omaggio alla tomba di Rav Toaff in occasione dell’anniversario della sua scomparsa

    Il popolo si identifica con i propri leader,

     

    ci hai resi fieri ed orgogliosi,

     

    consapevoli di poter combattere.

     

    Queste le parole incise su una targa che un gruppo di ebrei romani ha posto sulla tomba di Rav Elio Toaff, a Livorno.

     

    Pochi giorni dopo l’anniversario in data ebraica della scomparsa dell’ex Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, nove uomini che hanno conosciuto ed erano molto legati a Rav Toaff hanno voluto intraprendere un viaggio a Livorno, al cimitero ebraico, per potergli rendere omaggio.

     

    “Rav Toaff è stato un pilastro della nostra Comunità, per quello che ha fatto, per quello che ha costruito e secondo noi anche oggi i suoi insegnamenti potrebbero dare tanto – racconta Fabrizio Sonnino, uno tra coloro che hanno preso parte al viaggio – Rav Toaff era un combattente: ha vissuto le leggi razziali e la lotta partigiana; quando è arrivato a Roma ha trovato la Comunità in condizioni di difficoltà estrema. Dal momento in cui è diventato Rabbino Capo nel 1951 ha sempre dimostrato la sua forza, anche durante i terribili momenti dell’attentato terroristico del 1982. È sempre stato una persona pragmatica, che conosceva direttamente la piazza e la strada. Riusciva sempre a mandare le cose per il verso giusto”.

     

    All’arrivo il gruppo è stato accolto da alcuni membri della Comunità Ebraica di Livorno, per poi proseguire al cimitero, dove Rav Umberto Piperno ha fatto una breve Derashà da remoto e recitato un Kaddish. Subito dopo è stata posizionata la targa con la dedica al Rabbino dai suoi Keilim.

     

    “Prima di porre la targa, abbiamo contattato la famiglia Toaff e abbiamo spiegato la nostra iniziativa, mostrando la foto di questo pensiero che avremmo voluto lasciare sulla tomba del Rav – racconta ancora Fabrizio – Abbiamo chiesto loro il permesso, perché non volevamo essere inopportuni. La nostra idea è stata ben accolta dai familiari che ci hanno ringraziato”.

    Subito dopo la cerimonia, il gruppo è stato accompagnato nei luoghi della Comunità di Livorno, che li ha accolti con un pranzo e dove sono stati raggiunti dal Presidente della Comunità Ebraica locale Vittorio Mosseri, per un saluto prima della partenza per il ritorno a Roma.

     

    Un’iniziativa dettata dal puro affetto verso un Rabbino che è stato una guida e un pilastro per la Comunità e che vive sempre nei cuori e nel ricordo di chi lo ha conosciuto: “Rav Toaff ha rappresentato la forza del popolo – conclude Fabrizio – Era una persona che stava in mezzo alla gente, non si sottraeva mai a un saluto o alla richiesta di un consiglio. Era un vero toscano, sempre pronto a sdrammatizzare con una battuta, a raccontare aneddoti. Allo stesso tempo era una persona dal pugno duro quando necessario, che sapeva gestire fermamente le situazioni. Il suo ufficio era sempre aperto e se veniva a conoscenza di un qualche problema sapeva come affrontare le situazioni. Invitava al dialogo ed era sempre pronto ad aiutare”.

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    Un omaggio alla tomba di Rav Toaff in occasione dell’anniversario della sua scomparsa

    Il popolo si identifica con i propri leader,

     

    ci hai resi fieri ed orgogliosi,

     

    consapevoli di poter combattere.

     

    Queste le parole incise su una targa che un gruppo di ebrei romani ha posto sulla tomba di Rav Elio Toaff, a Livorno.

     

    Pochi giorni dopo l’anniversario in data ebraica della scomparsa dell’ex Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, nove uomini che hanno conosciuto ed erano molto legati a Rav Toaff hanno voluto intraprendere un viaggio a Livorno, al cimitero ebraico, per potergli rendere omaggio.

     

    “Rav Toaff è stato un pilastro della nostra Comunità, per quello che ha fatto, per quello che ha costruito e secondo noi anche oggi i suoi insegnamenti potrebbero dare tanto – racconta Fabrizio Sonnino, uno tra coloro che hanno preso parte al viaggio – Rav Toaff era un combattente: ha vissuto le leggi razziali e la lotta partigiana; quando è arrivato a Roma ha trovato la Comunità in condizioni di difficoltà estrema. Dal momento in cui è diventato Rabbino Capo nel 1951 ha sempre dimostrato la sua forza, anche durante i terribili momenti dell’attentato terroristico del 1982. È sempre stato una persona pragmatica, che conosceva direttamente la piazza e la strada. Riusciva sempre a mandare le cose per il verso giusto”.

     

    All’arrivo il gruppo è stato accolto da alcuni membri della Comunità Ebraica di Livorno, per poi proseguire al cimitero, dove Rav Umberto Piperno ha fatto una breve Derashà da remoto e recitato un Kaddish. Subito dopo è stata posizionata la targa con la dedica al Rabbino dai suoi Keilim.

     

    “Prima di porre la targa, abbiamo contattato la famiglia Toaff e abbiamo spiegato la nostra iniziativa, mostrando la foto di questo pensiero che avremmo voluto lasciare sulla tomba del Rav – racconta ancora Fabrizio – Abbiamo chiesto loro il permesso, perché non volevamo essere inopportuni. La nostra idea è stata ben accolta dai familiari che ci hanno ringraziato”.

    Subito dopo la cerimonia, il gruppo è stato accompagnato nei luoghi della Comunità di Livorno, che li ha accolti con un pranzo e dove sono stati raggiunti dal Presidente della Comunità Ebraica locale Vittorio Mosseri, per un saluto prima della partenza per il ritorno a Roma.

     

    Un’iniziativa dettata dal puro affetto verso un Rabbino che è stato una guida e un pilastro per la Comunità e che vive sempre nei cuori e nel ricordo di chi lo ha conosciuto: “Rav Toaff ha rappresentato la forza del popolo – conclude Fabrizio – Era una persona che stava in mezzo alla gente, non si sottraeva mai a un saluto o alla richiesta di un consiglio. Era un vero toscano, sempre pronto a sdrammatizzare con una battuta, a raccontare aneddoti. Allo stesso tempo era una persona dal pugno duro quando necessario, che sapeva gestire fermamente le situazioni. Il suo ufficio era sempre aperto e se veniva a conoscenza di un qualche problema sapeva come affrontare le situazioni. Invitava al dialogo ed era sempre pronto ad aiutare”.

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