Il regista premio Oscar Steven Spielberg, ospite
del Late Show con Stephen Colbert, ha esternato tutta la
sua preoccupazione per la forte presenza e l’incremento dell’antisemitismo
negli Stati Uniti e nel mondo. Colbert ha chiesto al regista se
l’esplosione dell’antisemitismo lo avesse stupito, e lui ha risposto di essere
in effetti molto sorpreso. Il regista ebreo, 76 anni, ha osservato che
“l’antisemitismo è sempre stato lì, o era appena dietro l’angolo e
leggermente nascosto ma sempre in agguato, oppure era molto più palese, come
nella Germania degli anni ’30”.
“È dalla Germania degli anni ’30 che non avevo
più assistito a un antisemitismo non più in agguato, ma in piedi orgoglioso con
le mani sui fianchi come Hitler e Mussolini, che ci sfida a sfidarlo. Non
l’ho mai sperimentato in tutta la mia vita, specialmente in questo Paese” ha
continuato il regista.
Spielberg ha parlato a lungo di The Fabelmans, il suo
ultimo film, candidato a sette premi Oscar, che racconta la sua storia e
quella della sua famiglia. Come rivela il film, anche Spielberg da bambino
dovette affrontare l’antisemitismo negli USA.
“In qualche modo, l’emarginazione di persone che
non fanno parte di una specie di “razza maggioritaria” è qualcosa che si è
insinuato in noi per anni e anni e dal 2014, dal 2015 al 2016,
l’odio è diventato una sorta di appartenenza a un club che ha ottenuto più
membri di quanto avessi mai pensato fosse possibile in America”, ha detto
Spielberg a Colbert.
“E l’odio e l’antisemitismo vanno di pari passo,
non puoi separare l’uno dall’altro. – ha continuato, sottolineando però che
secondo lui alla fine l’antisemitismo non avrà la meglio nella società. “Per
citare Anne Frank, penso che abbia ragione quando ha detto: ‘Nella maggior
parte delle persone c’è del buono’… E penso che essenzialmente, nel nostro cuore,
ci sia bontà ed empatia”, ha detto.