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    Startup: il futuro passa per l’accesso a capitali esteri

    Roma, 25 giu. (Labitalia) – Il futuro è nelle mani di start up italiane che usano capitali esteri. E’ quanto emerso oggi nel corso del workshop ‘Best Scholarship e Open Innovation – How to fully leverage start ups to benefit the italian industrial system’, organizzato da Rds 100% Grandi Successi e da Italian Business & Investment Initiative (IB&II), un’organizzazione indipendente con sede a New York. Lanciata nel 2007, Best Scholarship ha fornito l’opportunità a più di 100 italiani di coronare il proprio sogno, consentendo alle start up avviate in Italia di attrarre 50 milioni di dollari di investimenti dagli Stati Uniti.

    Oltre al presidente di Rds, Eduardo Montefusco,hanno partecipato Domenico Arcuri, ceo di Invitalia, Enrico Cereda, ceo di Ibm Italia, Jeffrey Hedberg, ceo di Wind Tre, e Carlo Tamburi, direttore Enel Italia. Numeri importanti riconducibili a progetti di start up che hanno creato un volano di crescita nel settore delle tecnologie innovative, coinvolgendo giovani di talento, grandi aziende e istituzioni.

    Di fondamentale importanza, e frutto di questi anni di esperienza, è stata la capacità di saper cogliere elementi di innovazione su filiere produttive in cui l’Italia eccelle nel mondo tra cui energia, farmaceutico, meccatronica, media, MED-tech, robotica, consentendo, altresì, di incontrare l’interesse e il coinvolgimento di investitori statunitensi.

    “La vera sfida -spiega Fernando Napolitano, ceo IB&II e chairman Best Steering Committe- considerando la nuova politica industriale è quella di far crescere il numero di giovani ricercatori, puntando a raggiungere quota 300 in un anno, che possano andare a verificare la bontà dei propri progetti negli Usa. L’obiettivo da raggiungere è il 70% di avvio di start up finanziate: stiamo lavorando affinché i ragazzi comprendano che per massimizzare i ritorni dei loro investitori (quindi accelerare l’exit) le start up hanno una migliore chance se innovano in quelle filiere industriali che esistono nel nostro Paese: energia, telecomunicazioni, farmaceutico, media, Ict, intrattenimento etc.”.

    “Nel 2018-2019 – prosegue – abbiamo l’obiettivo di coinvolgere almeno due governatori di regioni d’Italia per raggiungere questo obiettivo. I risultati ad oggi dimostrano che la correlazione tra ateneo di studi e creazione di start up è elevata. Quindi Best è una delle migliori policy industriali in Italia e per l’Italia visto il track record di risultati”.

    “Lo scenario attuale -dichiara Eduardo Montefusco, presidente Rds- richiede sempre maggiore coinvolgimento delle aziende e delle istituzioni per realizzare un ‘cambiamento virtuoso’ dei piani industriali del nostro Paese focalizzati sui temi guida come l’open innovation e il venture capital. Un cambiamento di prospettiva che sposta le strategie di crescita aziendale da una visione ‘local’ a una necessariamente ‘global’ in cui risiedono forti principi di cultura e educazione imprenditoriale alla sfida e una buona dose di relazioni con gli Stati Uniti e scaling up. Rds ha scelto di seguire questo percorso finanziando il contest ‘Rds startup lab’ che consente di sviluppare competenze e networking. Ogni anno viene scelto un vincitore di una borsa di studio Best sotto i 35 anni con laurea italiana e con un’idea high-tech di business sul mondo della musica e dell’intrattenimento, a cui viene data la possibilità di imparare in Silicon Valley come tradurre un’idea in una start up”.

    “Il modulo -chiarisce- prevede 2 mesi di studio con Mind the Bridge e 5 mesi di lavoro in una start up della Bay area; al rientro in Italia sono assistiti da Rds per 6 mesi per realizzare la propria start-up. Il passo successivo è ‘Rds Startup Plus’ attraverso cui viene favorito chi ha già una start up avviata ma necessita di investitori per accelerare il proprio progetto nel mondo globale in occasione dell’appuntamento annuale del ‘Venture Out Italy’ a New York”.

    “L’incontro newyorkese con gli investitori è organizzato per favorire il confronto tra la innovation community di New York e gli start up manager e i loro business plan. Il nostro impegno, pertanto, unito ad altre aziende italiane è finalizzato a coinvolgere un numero maggiore di imprese che offrano l’opportunità ai giovani ricercatori e manager di potenziali start up di fare esperienza e vedere decollare la propria idea di business”, aggiunge.

    “Per creare una start up di successo -sottolinea Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia- non basta soltanto una buona idea, ma occorre che questa abbia una relazione sostenibile con i capitali, il mercato e le competenze. Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo del governo, è pronta a sostenere gli imprenditori che rientrano dalla loro esperienza all’estero, per frenare la fuga dei cervelli e sostenere l’avvio di un’attività innovativa nel loro paese d’origine. Anche con queste finalità gestiamo dal 2013 Smart&Start Italia, il più importante programma nazionale di sostegno alle startup innovative, con il quale, negli 4 anni abbiamo finanziato 848 imprese e creato 4.280 nuovi posti di lavoro”.

    “Il facile accesso a una serie di tecnologie oggi mature e a buon mercato – dichiara Enrico Cereda, amministratore delegato di Ibm Italia – è l’elemento che, insieme alle competenze delle nuove generazioni, fa da innesco anche in Italia al potenziale sviluppo delle startup. Sappiamo però bene che il nostro tallone d’Achille sta nell’insufficiente sostegno finanziario, pubblico e privato, e nel non sempre adeguato livello di contaminazione tra esperienze diverse”.

    “L’attrattività di capitali internazionali e la mobilità dei talenti tra le due sponde dell’Atlantico sono quindi la risposta più appropriata, la strada da percorrere per mettere le nuove iniziative imprenditoriali, e l’attività di ricerca collegata, nelle migliori condizioni competitive”, osserva.

    Perché, avverte, “una cosa è certa: l’innovazione e la trasformazione digitale della nostra economia, con le sue molteplici specificità, non possono farne a meno”. “Per questo – conclude Cereda – programmi avanzati come la Best Scholarship e la cooperazione tra attori di così elevato prestigio meritano l’attenzione e il sostegno dell’intero ecosistema. E noi siamo qui per testimoniarlo”.

    “I programmi come Best, che aprono le start up italiane agli investitori internazionali -commenta Jeffrey Hedberg, amministratore delegato di Wind Tre- consentono a molti giovani italiani di poter affermare con successo le loro idee innovative. Le partnership tra grandi imprese, investitori e startup, ciascuno con la specificità del proprio ruolo, sono fondamentali per lo sviluppo, anche in Italia, di un ecosistema di innovazione paragonabile a quelli che si sono già affermati con successo in altre realtà internazionali”.

    “L’innovazione e la sperimentazione -dice Carlo Tamburi, direttore Enel Italia- soprattutto quando scaturiscono dalla collaborazione con i giovani, sono elementi fondamentali della strategia di business di Enel e risorse preziose per lo sviluppo sostenibile del Gruppo in contesti di mercato sfidanti e in rapido cambiamento. Fin dal suo lancio, abbiamo quindi sostenuto con entusiasmo il programma Best per favorire la nascita di nuove idee e startup tecnologiche, anche nel settore dell’energia”.

    “E’ importante costruire sempre più occasioni come questa per contribuire al successo di giovani imprenditori italiani che, dopo l’esperienza negli Stati Uniti, possano tornare nel loro Paese per attrarre investimenti esteri e creare opportunità di crescita e occupazione”, conclude.

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